sara' destino, per chi ha nome e cognome che richiamano Baccio e il Buonarroti (MichelangIOlo), essere sensibile a certi temi. Condivido la diagnosi del tuo intervento, ma penso che la terapia sia un'altra: il Centro storico di Roma e' affetto da un sovraccarico di vitalita' che non riesce, come ogni centro storico, ad accollarsi e finisce per farne le spese, traffico ed inquinamento compresi.Penso, pero', che la storicita' non sia la malattia: e' la citta' nuova che e' malata, che manca della modernita' necessaria a renderla funzionante ed entusiasmante, a farne l'avventura per la scoperta di nuovi orizzonti del il vivere assieme; questa assenza credo uccida i centri storici, e quello romano in particolare. E' vero, Parigi cura il proprio patrimonio storico: ma fa programmi di intervento eccezionali (non sempre) per qualita' e scala sulla citta' nuova e anche nel vivo del tessuto antico (Beaubourg, Parc de la Villette, il quartiere residenziale di Ivry sono solo tre esempi ).
Non sono molto convinto che un intervento di recupero del patrimonio storico in se' basterebbe, se non si rimuovono le cause del suo degrado: inventiamo la citta' nuova, la citta' del nostro tempo e salveremo la storicita' di ogni tempo; mi chiedo come mai il PRG del '63 sia rimasto sulla carta per 31 anni e l'Asse Attrezzato si sia ridotto allo SDO, che ne e' la caricatura; che senso avessero le Grandi Opere del craxismo, se non quello di uno smembramento ulteriore della citta'.
Credo che occorra coraggio, che ci siano strategie possibili, in gran parte da inventare, per mutare non solo il volto ma i processi evolutivi stessi di Roma; e' un compito difficile, ma proprio per questo occorre iniziare subito: in pochi anni Roma puo' cambiare radicalmente, ma secondo me ha bisogno di idee forti e di una visione d'assieme rivoluzionaria.
Sono comunque disposto a riparlarne e a fare, essendo oltretutto vissuto a Roma per 15 anni.
Bye,
G.