Ci sono alcuni nodi che l'attività politica di questi tempi dovrebbe assumere su di sé per poter superare compiutamente il regime partitocratico. C'è da sradicare una cultura politica abituata alla tecnica della doppia verità, come se questa espressione, "doppia verità", non fosse una contraddizione in termini.
Occorre ricordare quanti furti di verità siano stati perpetrati dal modo consociativo di gestione del potere, ricordare per decidere alfine di affrontare gli anni di Tangentopoli nel loro nodo strutturale, e dunque politico, e non solo da quello morale, concussivo.
Credo che l'azione volta a questo fine possa assumere due modalità di esplicitazione: l'una volta ad elaborare azioni parlamentari atte alla ricerca dei tanti furti di verità che i cittadini italiani hanno negli anni sùbiti, la stragi anzitutto: l'altra incentrata sull'obiettivo di una penetrazione radicale e capillare della cultura liberale nella istituzioni culturali.
L'essere nella maggioranza di governo è una potenzialità che abbiamo sofferto per avere e che può essere utilizzata per diffondere nell'Editoria, nella Scuola, nelle Università quella modalità di approccio al mondo in cui ci riconosciamo.
Se la mentalità liberale è stata sempre considerata nemica da un sistema che credeva il potere servisse ad altro che alla realizzazione di idee, questo è per noi motivo di vanto, ma deve costituire anche lo stimolo ad utilizzare l'insegnamento gramsciano di una penetrazione sovrastrutturale della cultura di cui si è portatori.