Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
mar 13 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Movimento club Pannella
Cusano Giannino - 1 novembre 1994
Da Henke a Cuccia la strategia del PCI/PDS e' sempre la stessa.

D'accordo con Roberto Cicciomessere; all'Assemblea ho taciuto: un po' ci sono arrivato gia' cotto di stanchezza, un po' per un mio senso religioso del linguaggio che non mi ha aiutato a decifrare a caldo il silenzio di tante parole, prima che a decodificare quello degli assenti.

Pecchioli e' una nostra vecchia conoscenza legata anzitutto alla strategia delle FF.AA., Henke in testa, negli anni '70 per aumentare le spese militari in sistemi d'arma di fatto utili solo per usi interni; questa strategia glissava sulla democratizzazione delle FF.AA., rafforzava i Birindelli, i De Lorenzo (cognome sfortunato: era quello del SIFAR), i Maletti e le Rose dei Venti di turno e coincideva con quella del PCI, che voleva il compromesso storico contro l'alternativa di sinistra temendo una situazione cilena e tentava in ogni modo di rassicurare i vertici delle FF.AA. concedendo loro qualsiasi cosa chiedessero; in buona sostanza, la contraddizione schizofrenica del PCI era questa: non era affidabile democraticamente, per cui temeva ripercussioni autoritarie che assecondava per ammansirle ed esorcizzarle.

Mi pare che rispetto a Confindustria e Mediobanca, alla spesa pubblica a sostegno dei potentati industriali protetti con danaro pubblico, come allora di quelli militari e produttivi ad essi legati, nonche' alla complementare strategia politica di conservare il quadro e le strutture politiche ed istituzionali del Paese nel disegno piu' logoro ed impotente possibile in termini di controllo democratico, l'atteggiamento dell'ex PCI sia esattamente lo stesso di allora.

Eppure allora come oggi sappiamo che questi potentati sono minoranze nel Paese. Cosa possiamo fare subito? Intanto credo che ci si debba rivolgere a quegli strati sociali indipendenti (professionisti, piccole imprese, artigiani, ecc.) che sono l'ossatura del voto a Forza Italia, che hanno tutto da temere per una propria liberazione se riprende il sopravvento del sistema illiberale che dal 1860 domina il Paese.

In sostanza, estendere l'appello congiunto con F.I. anche al liberismo, raccogliere adesioni e contemporaneamente aprire un fronte di dibattito e di battaglia forte su appalti, credito e su tutto quanto fino ad oggi ha reso quegli strati sociali dipendenti dai potentati economici puo' essere un modo.

Perche' penso sia qui il passaggio nodale: se il vecchio sistema riprende fiato, il piccolo credito, il professionista, l'imprenditore si troveranno di nuovo alle dipendenze dei favori degli apparati di sempre, partitici e non. Questo timore credo contribuisca non poco allo sfaldamento del blocco sociale che sta dietro F.I.; la scommessa e' su chi elargira' incarichi ed appalti: un sistema di regole o gli amici degli amici di sempre? Da professionista per giunta inguaiato dal fermo generale di lavoro, ne sono piu' che testimone. La Merloni, per es., e' uno spunto eccellente: uccidera' liberta' e qualita' di professione e di impresa perche' burocratizza l'edilizia pubblica in modo insensato.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail