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Conferenza Movimento club Pannella
Salvidio Ascanio - 3 novembre 1994
Disillusioni di un professionista

Questa è la storia di un giovane professionista che è giunto alla conclusione sia meglio abolire il proprio ordine professionale piuttosto che veder calpestata la professione dalla politica. La regalo a voi del Movimento Lista Pannella, visto che oggi il sondaggio di RAI 3 vi dà perdenti di due punti percentuali. Non è una gran consolazione, ma almeno ci potrete ridere su.

Sin dai primi anni di studio universitario ambivo a passare "l'esame di stato". Per il "titolo" e per l'"appartenenza" all'Ordine nutrivo una sincera aspirazione. Non so perchè mi sembrasse così bello avere quel titolo ed essere anche io nell'albo. Probabilmente, data la mia educazione e l'ambiente da cui provengo, questi termini, titolo, albo, ordine, posseggono un fascino romantico, hanno un sapore di altri tempi, reminiscenze di dame, cavalieri, correttezza, pulizia, "prego", "grazie", "i soldi dateli al mio segretario", "de minimis non curat praetor", ecc.

Passare l'esame di stato fu una fatica immensa. Tentai tre volte prima di riuscirci. L'ultima ci rimisi, per così dire, mio figlio. Poveretto, aveva appena due anni e per poter studiare tranquillo lo spedii lontano da me per troppo tempo. Al ritorno non mi riconosceva più e fu un gran dispiacere. Ma anche per questo l'aver passato l'esame significava ancor di più.

Feci così il mio ingresso nel mondo dei liberi professionisti, quelli regolarmente consacrati da un D.P.R., da non confondere con i mestieranti, gli abusivi, e Dio ne liberi quali altri strani individui.

L'euforia iniziale fu enorme. Per un pò di tempo ho girato col tesserino di foggia pseudo-ministeriale in tasca, esibendolo come fosse la licenza di 007, persino al portiere. Siccome sono un piantagrane mi iscrissi subito all'associazione giovanile e cominciai a dire la mia a destra e a manca. Ascanio di quà, Ascanio di là, siccome sono aggressivo venivo spinto in prima linea dalla gran massa degli altri, che non sono, di solito, dei piantagrane. I miei sostenitori si dicevano: "mandiamolo avanti, se si rompe la testa peggio per lui, se riesce a combinare qualcosa tanto meglio, ed in ogni caso, le spese sono tutte a carico suo". Così, verso giugno, approdo in una specie di consiglio nazionale cui fanno capo 6'000 professionisti (un quinto del totale), quale delegato delle associazioni del Lazio. E da quella finestra particolare sulla libera professione ho cominciato vedere qualcosa mi ha raggelato il sangue e tolto molte illusioni: il tentativo della partitocrazia di colonizzare gli organismi associativi d

elle libere professioni, infiltrando uomini di loro fiducia.

Per essere più precisi, ho scoperto, anzitutto, che al vertice della mia associazione di "giovani" (il limite di ètà è di 40 anni), nel mese di ottobre 1993, su 18 persone che con me formano questo illustre consesso, ben due sono state indicate dietro espressa indicazione di due partiti politici. Vi lascio immaginare quali. Un fatto del genere forse a voi che siete smaliziati non fa alcuna meraviglia. Invece, vi assicuro che c'è davvero da stupirsi, poichè un libero professionista è difficilmente ricattabile da parte diun partito politico (relativamente ad un dipendente o ad un impreditore, si intende, che sono più vulnerabili). Quindi, proprio non me lo aspettavo. Anzi, 2 persone su 18 è una cifra enorme per dei liberi professionisti, specie se giovani.. chiaro ? Quello che poi queste persone combinano è presto detto: si sono create una loro clientela, un piccolo seguito di altre 6-7 persone nel consiglio, e usano il proprio peso per pilotare l'attività del nostro consiglio in direzione della pura "politica

", senza alcun ritegno. Figurarsi che un mese fa volevano a tutti i costi che ci pronunciassimo con una comunicazione ufficiale "contro" l'intera finanziaria. A fatica siamo riusciti a bloccare la mozione di costoro, altrimenti anche noi avremmo dato il nostro scoretto (perchè non siamo una entità politica) contributo al linciaggio della manovra.

E non è tutto. Scopro, quasi per caso, e perchè sono un piantagrane, che esiste un "progetto" a livello politico, che risale anche esso al 1992-1993 per accorpare quanto più possibile le associazioni professionali e gli ordini professionali consimili in uniche mega-strutture. Con una finalità chiarissima: renderle più facilmente controllabili da parte del "potere politico". Il meccanismo è semplice: grandi strutture uniche sono assai più facilmente infiltrabili da parte di partiti politici, soprattuto quelli che - come sappiamo tutti - hanno una organizzazione che sfida quella militare per dedizione degli aderenti. Aderenti che - come si è visto - non temono nemmeno il sole a scacchi e non tremano se per sei mesi o più li chiudono insieme a coatti, immigrati e malati di Aids...i "soldati" che hanno battuto Di Pietro....

Ovviamente, la spugna non l'ho gettata. In questi gironi mi sto battendo con poche altre persone per frapporre mille ostacoli a questo progetto di accorpamento. Attaccandomi a cavilli formali e diramando agli associati lettere che spiegano come le "ammucchiate" favoriscano solo chi va a caccia di poltrone e chi vuole ridurre la professione ad uno scendiletto del potere. Ma so anche che, probabilmente perderò, perchè l'operazione di asservimento delle libere professioni alla politica è condotta bene e con mano ferma da chi ha interesse a portarla a buon fine. Del resto, perchè dovrei avere più successo io nello scalzare avversari così tenaci, se nemmeno un Capo di Governo è stato capace di demolire l'apparato di burocrati, infiltrati, spie e canaglie lottizzate di vario genere che infestano tutte le strutture dello Stato e che vanificano la stessa volontà popolare, governando loro al posto di chi gli elettori hanno voluto ?

Però, tutto questo mi ha portato ad una conclusione: meglio che spariscano del tutto le strutture professionali, che cessino gli ordini, che scompaiano le associazioni. Meglio la disgregazione completa di ogni ordinamento professionale. Per un preciso motivo. Battere la piovra che ha divorato stampa, scuola, interi settori della società civile non è possibile che in un solo modo ormai: facendo terra bruciata attorno ai suoi tentacoli, demolendo ogni struttura nella quale si possa annidare. Ormai è chiaro. Questi maledetti si infilano dappertutto. Crescono cellula dopo cellula come metastasi orrende. L'unico anticorpo che possa distruggerli è il libero mercato più selvaggio che possa ipotizzarsi. E se non lo facciamo, fra dieci anni saremo costretti a misure ben peggiori.

La morale della storia è dunque questa: il libero mercato è l'unico rimedio possibile per rivitalizzare e purificare una società ed un ordinamento giuridico profondamente ammalati, perchè ormai parassitati da capo a piedi ad opera principalmente di un partito-stato, di cultura illiberale, polimorfo ma sempre intimamente uguale, proprio come il virus HIV che muta continuamente e resta costantemente mortale.

 
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