Interessante come sempre l'intervento, che condivido, di R.Gandolfi sull'uninominale (464 Conf Movi).
Un risvolto: i sistemi pluralistici "a tutela delle minoranze" le congelano riducendo il problema a questione di rappresentanza. In Italia i piccoli partiti sono stati sempre quelli con idee e senza consenso: percentuali piccole scoraggiano l'elettore, che teme dispersioni del voto. Confinate per legge in piccoli numeri, le idee contano quanto il due di briscola.
La feroce concorrenza bipartitica e la promiscuità indotta dal turno unico dentro i partiti li rende complessi ed instabili costringendoli a maggiori verifiche sul piano delle idee: piccoli gruppi, cambiando collocazione, possono determinare vincitori e vinti: non sempre, ma più facilmente che in altri sistemi, riassorbire i piccoli partiti significa fare i conti coi loro programmi. L'astensione è maggiore, ma quanti voti sono di fatto inefficaci in sistemi pluralistici?
Un esempio tra mille: le Farmer's Alliances americane, sorte dopo la crisi agricola e la violenta repressione del 1890, non contavano niente ma divennero presto determinanti per la rivoluzione agricola e le riforme istituzionali. Costituite per lo più da agricoltori e mezzadri poveri, fondarono nel 1890 il Partito Populista, che ebbe 1.000.000 di voti e 20 senatori in 12 Stati; reclutavano quadri tra frammenti di minoranze: agricoltori , residui dei Cavalieri del Lavoro, Greenbakers Party, Union Labor, riformatori, suffragette, socialisti, single-taxers, "silveriti" (fautori del conio di monete d' argento).
Repubblicani e Democratici dormivano sulla crisi, molto forte a Sud e a Ovest. Nel '94, democratici scontenti si unirono ai populisti, che ottennero 1.500.000 voti. Ciò fece mutare rotta al Partito Democratico, al cui interno vinse l'ala silverita di W.J. Bryan. I populisti confluirono nel PD e nonostante la sconfitta di Bryan alle presidenziali del '96 per 500.000 voti, la via delle riforme volute da populisti e democratici agrari era ormai aperta: il loro programma fu tradotto puntualmente in leggi prima con la presidenza McKinley, poi con lo Square Deal di Th.Roosevelt, ambedue repubblicani, paradossalmente.
Molti storici individuano in questi passaggi l'inizio dell'america moderna. Di quanti anni hanno avuto e avranno ancora bisogno i voti, radicali prima e pannelliani poi, per innescare un analogo processo verso l'Italia moderna?