Penso che la corsa alla corruzione (non la giustifico per questo) fu tragico effetto dei numeri bloccati e dell'illusione di poter contrattare/contendere con la DC politiche più avanzate. Fui nella FGR dal '67 al '69; credevo in molte cose che LaMalfa diceva. A PZ eravamo 5: denunciavamo scandali specie nella DC locale; non era un gioco, prima del '68: eravamo gli unici; era la logica dell'opposizione interna al Governo. Le divergenze con la DC sulla politica economica c'erano eccome, e le rivendico.
Da PZ portammo al Congr. Naz. FGR una mozione che criticava LaMalfa per aver ammorbidito la Nota Aggiuntiva e deninciava i rischi di un metodo troppo basato sui corridoi e poco sulla gente; fu votata alla quasi unanimità, ci tagliarono i fondi e dai volantini sull'invasione della Cecoslovacchia in poi dovemmo fare tutto a spese nostre (ogni tanto Francesco Compagna ci dava un obolo). Rifiutai di entrare nel PRI. Ho le carte in regola, credo, per non essere sospettabile di apologìe, ma in molti si era convinti della necessità di un "New Deal" italiano e si era convinti di poterla spuntare. Era un'idea forte e mi chiedo che sorte avrebbe avuto in un altro contesto di regole elettorali; probabilmente non ci sarebbe stato neppure attrito, in alto peraltro, coi "rompicoglioni" del divorzio. La storia si fa con i SE e i MA.
Ho ancora un libro bianco del PR, credo del '64, che ebbi, non so come, nel '67; simbolo: la donna col berretto frigio. Qui, non se ne sapeva altro: i repubblicani giudicavano drastico quel modo di far politica, per es. la denuncia unilaterale del Concordato. Lascio sempre ai "folli" un ampio margine di riflessione, dentro di me, prima di giudicare: quell' unica traccia , dopo qualche anno di allontanamento dalla politica, mi consentì di avvicinarmi al PR.
Ciao,
G.