In aereo, al ritorno da Mosca, leggo su "La Repubblica" un commento di Gugliemo Pepe sulle occupazioni degli studenti.
Nell'articolo, dopo un quadretto non proprio "edificante" degli studenti (definiti attraverso degli esempi ignoranti, manipolati, inconsistenti, irresponsabili e così via), viene data voce ad una "piattaforma elaborata dall'Unione degli studenti che raggruppa una fetta consistente di studenti progressisti *e* di sinistra" [Chissà se l'"e" --usato logicamente-- lascia trasparire che l'autore consideri che non tutti i progressisti siano di sinistra o viceversa? Mah:-].
"In sostanza --dice Pepe-- gli studenti volevano (e vogliono) contare di più nelle decisioni che li riguardano."
Secondo Pepe quindi il nocciolo --e la novità-- di questo "movimento" è che "gli studenti chiedono di essere più rappresentati".
Sarà! Ma almeno per ciò che riguarda l'università a me non pare proprio.
In questi anni di lavoro all'università, come studente "semplice" o come "delegato" in varie commissioni, o come "referente amministrativo" di un centro servizi autogestito dagli studenti, io --invece-- mi sono fatto tutta un'altra idea di ciò che vogliono gli studenti.
Anzi di ciò che possono volere.
La tesi che gli studenti chiedano di essere "più rappresentati" è --nei fatti-- smentito dalla assoluta non-partecipazione alle occasioni di gestione "della cosa pubblica".
Meno del 20% di votanti nelle elezioni, rappresentati di facoltà eletti con il 4,3 per MILLE degli aventi diritto, presenza degli studenti negli organi collegiali inferiore al 10% e altre statistiche del genere dicono a chiare lettere che agli studenti ("quelli che studiano, che si devono prendere una laura") di come, chi e quanto male viene gestita l'università non gliene frega assolutamente niente.
Il governo "democratico" della scuola è --è stato sicuramente, ed in gran parte è ancora-- monopolio diretto e assoluto delle "grandi" costole partitocratiche attraverso quelle liste-associazioni-corporazioni-comunioni varie e strane, anche attraverso sistemi indiretti di "finanziamenti pubblico" per le necessità spicciole.
Pepe afferma che le richieste degli studenti siano "riformiste", maddeché?
La vera riforma nel campo della scuola --secondaria e università-- non è un aumento di questa falsa --inutilizzabile oltre che inutile-- democrazia "interna", ma la "libertà di scelta" degli studenti, dovunque limitata, disincentivata o addirittura osteggiata apertamente (come unico e solo esempio basti citare la sorte dei "privatisti" negli esami di maturità)
A che serve l'aumento percentuale dei rappresentanti dall'uno al due per cento in funzioni essenzialmente consultive, Pepe e gli "scioperati" dovrebbero proprio spiegarmelo.
Emmanuele
--- MMMR v3.50unr * Okkupare per non pensare