Roma, 24 dicembre 1994E', ormai, un problema di vita o di morte della Costituzione, del diritto, dei diritti, della moralità civile. Il Presidente della Repubblica non può esimersi dalla responsabilità di secondare o scongiurare il sequestro dei diritti elettorali e referendari del popolo sovrano.
"Il Presidente della Repubblica Scalfaro ritiene legittimo, opportuno, doveroso governare in modo pressochè diretto la politica istituzionale e civile di questo paese.
Il Presidente della Repubblica così estendendo i suoi poteri-doveri, quotidianamente scendendo in campo sull'attualità, assume responsabilità non esercitabili nè ad intermittenza nè secondo preferenze e sensibilità unicamente personali. Di fatto, e nella sua posizione - quindi - di diritto, egli condiziona, indebolisce, rafforza, questo o quello, questo o quello schieramento politico e partitico. Occorre, quindi, esprimersi sul suo operato.
Il Presidente della Repubblica sa che la Corte Costituzionale è - per sua storia - espressione purissima, adamantina del regime partitocratico, per tanti versi regime criminale nei confronti della Costituzione, delle leggi, del diritto e dei diritti dei cittadini. I suoi membri, per la massima parte, sono stati scelti ed imposti dai massimi esponenti di quel regime, contro i quali, oggi, a volte con accanimento e con demagogia, la giustizia penale e la giustizia sommaria dei mass media realizza una messa a morte dell'immagine, dei diritti di difesa, da parte di magistrati, non giudici, cui non appartiene quanto meno la serenità e la severità neutrale essenziali all'esercizio delle loro funzioni.
Il Presidente della Repubblica ritiene di dover assicurare, di volta in volta, lo scorso anno con una messa a morte del Parlamento operata con mezzi e fretta inusitati, in questi giorni ricercando la scrittura di nuove regole e i loro autori come condizioni (del tutto nuove, occorre riconoscerlo) per tornare a dare la parola al popolo sovrano, la transizione alla Seconda Repubblica.
Il Presidente della Repubblica, in queste condizioni, non può - oserei dire costituzionalmente, civilmente, moralmente - esimersi di esercitare i suoi tradizional, classici, e i nuovi, suoi poteri per garantire il rispetto dei diritti e del diritto costituzionali nella Repubblica, contro una giurisprudenza della Corte assolutamente scritta e detta al servizio della tagentopoli di verità (di verità, Presidente Scalfaro), di legalità (di legalità, Presidente Scalfaro), di giustizia che ha costituito l'essenza stessa, la difesa estrema ed offensiva del potere contro la Repubblica.
Il Presidente della Repubblica non può non intervenire, pubblicamente, che per avallare o per scongiurare denegazione di giustizia e materia di referendum. Non si può, senza danno, pretendere di togliere al popolo e il diritto elettorale e quello referendario, per consentirne l'esercizio secondo calcoli di parte".