"La semplice ipotesi di un incarico al Presidente Cossiga illustra il momento gravissimo di ulteriore smarrimento del senso dello Stato e il prevalere della generale tentazione di riaffermare, al suo posto, la "ragion di Stato", cioè le ragioni del potere contro quelle della legge.
La sacralizzazione della Corte Costituzionale, che sembrerebbe esser condivisa anche dal Presidente della Repubblica, è altro aspetto di una realtà italiana che può precipitare rapidamente in tragedia.
In tal modo la Corte viene lasciata tragicamente sola con il suo passato, che è storicamente quello che è: cossighiano anch'esso; "emergenziale" e "casuistico" , cioè antilegalitario, e sovversivo.
Sembrerebbe, insomma, che l'Italia sia oggi di già governata in ogni suo momento di potere e di rappresentatività da un Cossiga garbato e d'acciaio. Questo vale anche se si tiene conto di altre candidature: "tecniche", "superpartes", "istituzionali", "del Presidente", e via disdicendo. Sempre, in ogni caso, nomi di una responsabilità politica che non ha la forza, o la dignità, di presentarsi come tale.
Che un governo e una maggioranza siano stati battuti, anche dalle proprie inadeguatezze e irriconoscibilità, consiglierebbe esattamente l'opposto di quel che sembra esser scelto o tentato. E ordinerebbe la difesa, storica, civile, morale della Costituzione, del diritto, dei diritti, della capacità acquisita dal popolo di scegliere la Riforma, che i referendum elettorali presuppongono e assicurano.
Presidente Scalfaro, la Corte delibererebbe contro l'ammissibilità di quei referendum, se non si fosse certi che il popolo li voterebbe a grande maggioranza? E' un interogativo non inutile. E - mi chiedo - come è possibile compiere una scelta per il Governo, senza conoscere le decisioni della Corte?".