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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Angiolo - 5 gennaio 1995
D O P O L' U R A G A N O

Quanto è accaduto ieri all'assemblea del Movimento dei Club merita certo più di una riflessione. Mi pare di aver letto in Conf. che in qualche club ci si riunirà domani, o comunque assai presto, per dasre un giudizio sull'accaduto. Mi sia consentito dunque di farlo anch'io in Conf., se questa è una Conf. di dibattito, come è stata già utilizzata.

Che si sia deliberata la sospensione degli organi dirigenti non è cosa nuova, in ambito radicale. Era già successo negli anni '70, con Aglietta segretaria, se ricordo bene. Ma che sia sia parlato ieri di una carenza di leadership mi richiama alla mente altri eventi, tutti e sempre legati, ancora, al rapporto tra partito/movimento e gruppo parlamentare. Successe nel 1979, emblematicamente, quando il nuovo gruppo (di quelli che erano saltati sull'autobus, lasciando magari qualcuno a piedi...) non comprese nulla di quel che significasse essere parlamentari radicali, e boicottò l'iniziativa di Pannella, cercando di inserirsi nella dinamica parlamentaristica, di cui i radicali erano stati nella legislatura precedente i massimi critici e oppositori. Per anni, il conflitto andò avanti, purtroppo evidenziando l'assoluta incapacità dei parlamentari (quelli di allora, mi si intenda...) di costruire una linea politica qualsiasi, capace di porsi in alternativa con quella indicata da Pannella e che si concretò nella batt

aglia sulla fame nel mondo. Fu un periodo triste e grigio, che io vissi dall'esterno, con molta sofferenza. Mi ricordo che in un Consiglio federativo osai affermare che mi sembrava morto il "partito della parola", il vecchio/eterno partito radicale. Venni attaccato violentemente da una delle nuove deputate, precisamente Aglietta...

Ma queste vicende mostrano, con grande evidenza, quanto sia drammaticamente povera l'intrinseca forza del parlamento e del parlamentare, nell'oggi. Possono anche essere bravi tecnicamente, ma i parlamentari sono (e non parlo di persone, per carità!) impossibilitati ad avere, se non per eccezioni, una visione strategica della politca, che si pone oggi come ALTRO dalla dialettica parlamentare. Gubernar no es asfaltar, disse un politico spagnolo, e aveva ragione. Possiamo deplorare questo, ma il baricentro del capire e fare politica DEVE oggi essere fuori del parlamento.

Tanbto più in una situazione come l'attuale, quella di queste ore. Chi si culla nell'attesa della sentenza della Corte, è proprio fuori di testa. In queste ore si matura un dilemma tremendo, per radicali, pannelliani, o altro. Si gicoa la loro stessa esistenza e prospettiva politica e, data la natura del loro progetto, ciò vuol dire che si gioca anche una grossa fetta di futuro della democrazia italiana. Ogni giorno di più, al di là degli errori tecnici e di gestione, la destra dimostra di non avvertire la rischiosità di quanto avviene, mentre la sinistra, la vecchia/nuova DC, stanno riaffilando le armi (con Rutelli che, a Roma, dà spazio e spago alla Caritas, alle parrocchie, ecc....) per tornare al consociativismo più spudorato.

Faccio parte del movimento da una trentina d'anni, e solo perché in questo vedo un progetto politico e intellettuale (vedi un po') alla Rossi o alla Carandini (toh!) o alla Calogero (aritoh!). Ma temo che non vedrò relizzarsi questo sogno, mentre miei amici tra i più cari abdicano scientemente alla leadership politica e intellettuale del movimento della Rivoluzione Liberale (ariarcitoh!), nella illusione di meglio muoversi sul piano parlamentare.

Peccato, per me. Ma per loro, nulla più che una illusione: destinata ad avere fiato breve. Almeno, fino a lunedì. Poi, vedremo.

Angiolo Bandinelli, già segretario politico del Partito Radicale

 
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