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Conferenza Movimento club Pannella
Baldelli Simone - 9 gennaio 1995
PUBBLICITA' RAI (TARADASH)

Roma, 9 gennaio 1995

PUBBLICITA' RAI - TARADASH: IMPOSSIBILE L'ANTITRUST DOPO UN NO DELLA CORTE AL REFERENDUM.

Voci di palazzo dicono che la Corte Costituzionale starebbe per convalidare - come giusto - i referendum promossi dal comitato contro la legge Mammì, mentre verrebbe bocciato il referendum dei riformatori che punta a togliere la pubblicità al servizio pubblico. Spero davvero che si tratti soltanto di chiacchiere da osteria, ma il rischio che siano anticipazioni interessate è altissimo.

Se così fosse si creerà una situazione davvero indecente: agli elettori verrebbe vietato di esprimersi a favore di nuove regole, più eque e più liberali, per l'intero sistema televisivo, mentre sarebbero chiamati ad esprimersi pro o contro la Fininvest - o per meglio dire pro o contro Berlusconi - su una richiesta referendaria che a quel punto si trasformerebbe in una vera e propria istanza di fallimento nei confronti di un'azienda rea di aver messo in discussione il monopolio partitocratico della RAI e sulla RAI.

Ricordo che invece l'abolizione della pubblicità sulla RAI avrà delle immediate conseguenze sull'intero assetto del sistema radiotelevisivo. Oltre a liberare risorse per centinaia di miliardi per le emittenti commerciali (Fininvest esclusa, visti gli attuali livelli di affollamento delle tre emittenti berlusconiane), l'eventuale successo del referendum eliminerà un vizio di fondo che rende oggi del tutto improbabile l'approvazione di una legge antitrust: la disparità di trattamento fra un'azienda, la RAI, che oltre alla pubblicità gode anche di un canone di abbonamento obbligatorio, e l'intero sistema della televisione commerciale.

Creando di fatto una situazione di maggiore apertura del mercato, il sì al referendum sulla pubblicità RAI spianerebbe così la strada alla legislazione antitrust, eliminando i caratteri di strumentalità delle attuali posizioni anti-Fininvest. Sia dunque chiaro che una eventuale sentenza della Corte favorevole ai referendum contro la Mammì e contraria a quello dei riformatori rappresenterebbe, oltre che un'offesa al diritto e ai diritti dei cittadini, anche un insormontabile impedimento all'attuazione della legislazione antitrust.

 
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