Con il voto referendario del 18 aprile 1993 e quello politico del 27 marzo 1994 i cittadini italiani hanno chiaramente espresso una domanda di radicale riforma del sistema politico ed economico della Repubblica.
L'Italia ha bisogno di un assetto costituzionale che favorisca al tempo stesso la formazione di Governi stabili e forti e l'alternanza alla loro guida tra conservatori e riformatori, ha bisogno di leggi e giustizia che assicurino la certezza del diritto, di uno Stato regolatore del mercato e non gestore dell'economia, di un fisco meno complesso e vessatorio ma più equo e decentrato, di una amministrazione e di servizi pubblici moderni ed efficienti al pari di quelli dei nostri partners europei.
L'Italia ha bisogno di un sistema di regole di libertà fondate sull'assunzione della responsabilità individuale, che solo può garantire un rigoroso e concreto rispetto dei diritti civili.
L'esigenza di una radicale riforma liberale manifestata con il voto del 27 marzo ha trovato solo una parziale ed insoddisfacente risposta: i residui di proporzionalismo e partitismo presenti nella legge Mattarella hanno portato ancora una volta alla costituzione di un esecutivo di coalizione indebolito dai continui ricatti di una delle sue componenti.
La recente sentenza della Corte Costituzionale sui referendum ha poi espresso chiaramente la forza con la quale è in atto il tentativo di attenuare e frenare il processo riformatore, sino a limitare il diritto costituzionale del popolo a decidere direttamente su questioni determinanti.
La stabilità politica e le profonde riforme di cui il Paese ha vitale bisogno possono venire solo da un governo nuovamente e chiaramente legittimato dal suffragio popolare. Occorre, quindi, andare a nuove elezioni entro giugno.
Dalle nuove elezioni deve emergere un Governo con un programma di legislatura, in grado di assumere con mano ferma anche i provvedimenti più dolorosi, che per non essere antipopolari dovranno avere il coraggio dell'impopolarità; ma per far ciò il Governo dovrà sapere che il suo operato sarà sottoposto al libero giudizio degli elettori al termine naturale del proprio mandato.
I deputati dell'Intergruppo per la Riforma liberale ritengono necessario che il programma di legislatura con cui il "Polo delle libertà" dovrà presentarsi agli elettori si fondi sulle seguenti proposte di riforma costituzionale, politica ed economica:
1) Un Presidente direttamente eletto dai cittadini alla guida dell'esecutivo, libero di nominare e revocare i membri di un Governo dotato di ampi poteri regolamentari nell'applicazione delle leggi e nella gestione dei bilanci, ma sottoposto al controllo del Parlamento e dotato per quanto attiene l'attività legislativa unicamente dei poteri di iniziativa, di emendamento e di veto sospensivo.
2) Un Parlamento eletto con un sistema integralmente uninominale maggioritario ad un turno, effettivo titolare del potere legislativo e del potere impositivo a livello nazionale, dotato di strumenti atti all'esercizio di un reale potere di indagine e controllo sull'operato dell'esecutivo.
3) Federalismo e cioé riduzione di alcune importanti competenze dello Stato, a vantaggio dell'Unione europea da un lato e delle autonomie locali dall'altro, accompagnando i trasferimenti e le restituzioni di competenze con trasferimenti di potestà impositiva e di gettito fiscale, con vincolo costituzionale di pareggio dei bilanci correnti.
4) La modernizzazione delle regole, passando da un sistema di troppe leggi complesse, incerte, contraddittorie e deresponsabilizzanti ad un sistema di poche regole semplici, certe, accettate ed applicate. Unita all'alternanza al potere e con il riordino della macchina della Pubblica Amministrazione, è questa la via più rapida per restituire efficienza, trasparenza e correttezza ai comportamenti dei pubblici amministratori.
5) Ritrovare la certezza del diritto, con una radicale riforma dell'amministrazione giudiziaria, a partire dai sistemi d'elezione del CSM e della Corte Costituzionale. Abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale. I procuratori, se determinano la politica criminale in difesa degli interessi della collettività, devono essere eletti dai cittadini. Pene detentive effettivamente scontate, ma solo dopo la condanna, riducendo drasticamente l'uso della custodia cautelare. Una giustizia civile rapida e certa, essenziale al funzionamento dell'economia di mercato e per ridare primato alla funzione delle istituzioni nelle aree ove è più forte la criminalità organizzata.
6) Un'Italia che torna nel cuore dell'Europa riproponendo il progetto federalista e mettendosi in condizione di marciare alla velocità più alta. A tal fine, il deficit del bilancio dello Stato, i tassi di interesse e di inflazione devono rientrare entro tre anni nei parametri previsti dal trattato di Unione europea, iniziando nel medesimo periodo una progressiva ma consistente riduzione del rapporto debito-Pil. Tanto più drastiche e credibili saranno le misure inizialmente prese, tanto meno doloroso sarà il risanamento e tanto più rapida la conseguente ripresa. Più ampiamente, la politica estera italiana dovrà mirare ad istituzioni sovranazionali che realizzino garanzie per i diritti della persona, sopra le sovranità nazionali.
7) Meno tasse, ma pagate da tutti. Il risanamento non dovrà avvenire tramite un ulteriore e permanente aumento della pressione fiscale ordinaria, che in Italia è già più elevata della media OCSE, ma attraverso una redistribuzione del carico fiscale, la limitazione del ruolo dello Stato, le privatizzazioni e la riduzione della spesa pubblica.
8) Uno Stato regolatore del mercato, ma non gestore dell'economia. Lo Stato non deve conservare la proprietà di imprese industriali, di banche e assicurazioni, nè affidare ad un solo gestore i maggiori servizi pubblici. Deve invece regolamentare la concorrenza, valorizzare i diritti dei cittadini e gli interessi dei consumatori e degli utenti, garantire la qualità dei servizi pubblici, anche in concorrenza con il settore privato, a partire dalla sanità e dalla previdenza. Occorre creare una efficace legislazione antitrust, in generale ed in settori di particolare rilievo e delicatezza, quali l'informazione.
9) Lavoro per i giovani, eliminando i principali ostacoli che impediscono alla ripresa economica di determinare un aumento dell'occupazione: le eccessive rigidità del mercato del lavoro, i minimi salariali stabiliti a livello nazionale e non territoriale, l'eccessivo livello degli oneri sociali, determinati da un sistema previdenziale rimasto quasi integralmente pubblico. Realizzare per le donne condizioni di effettiva pari opportunità di lavoro in tutti i settori.
10) Uguaglianza nelle condizioni di partenza. La Repubblica deve promuovere la mobilità sociale e tutelare gli interessi dei ceti più deboli, innanzitutto offrendo uguali opportunità di formazione ai giovani. Occorre una scuola fondata su principi di libertà e responsabilità, consentendo pluralità di offerta e perciò di scelta nella scuola pubblica e tra scuola pubblica e privata. Imprescindibile a tal fine è l'alto livello della scuola pubblica che, per questo, deve godere di effettiva autonomia e non può essere gratuita oltre la fascia dell'obbligo. Lo Stato deve fornire ai capaci e meritevoli i crediti necessari al completamento degli studi di loro scelta. E' necessario prevedere l'istituzione del buono-scuola e del buono-università.