La decisione della Corte Costituzionale sui referendum è una decisione politica di una gravità assoluta.
La Corte non ha solo deciso di far fuori molti referendum; ha deciso (come molti hanno da tempo inequivocabilmente documentato) in contrasto con una parte consistente della propria giurisprudenza e con il proprio ruolo di garanzia dei diritti politici dei cittadini.
Ha deciso, nella sostanza, di "far fuori" lo strumento referendario come arma di confronto politico, come scadenza democratica attorno a cui costruire le ipotesi di riforma politica, economica e sociale.
Diciamo, gravemente, che la Consulta, da alcuni decenni, con le proprie sentenze sui referendum ha deciso di "far fuori" la Costituzione, riservandosi, al contrario, un ruolo del tutto improprio e a-costituzionale, di garanzia degli equilibri politici del Paese.
Questa Corte Costituzionale è inoltre ad immagine e somiglianza di un sistema politico che fortunatamente non esiste più: del sistema politico proporzionalistico e strutturalmente partitocratico; del sistema politico che, contro la legge e la Costituzione, è responsabile della bancarotta istituzionale, politica ed economica della Prima Repubblica.
Noi pensiamo che per consentire e secondare il passaggio, ancora assolutamente incompiuto, dalla Prima alla Seconda Repubblica, sia necessario richiedere a questi giudici costituzionali un atto di coraggio civile ed istituzionale, di cui i cittadini italiani sarebbereo loro estremamente grati: rimettano il proprio mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, del Parlamento e delle supreme magistrature ordinarie ed amministrative.
Consentano che il rinnovamento, di cui l'Italia ha bisogno, giunga sino ad un organo che, come la Consulta, è ai vertici massimi del sistema costituzionale.
Le loro dimissioni non "ripagherebbero" i cittadini dello scippo dei referendum; un simile gesto di consapevolezza e generosità politica alimenterebbe però, nell'imminenza di una campagna referendaria che ci apprestiamo ad organizzare, la speranza di rendere possibile per il prossimo futuro ciò che fino ad oggi questa Corte ha, con ogni mezzo (e sottolineiamo: con ogni mezzo), impedito.