Roma, 20 gennaio 1995
No alla riforma delle pensioni sotto dettatura del sindacato e senza scontro politico e sociale.
I tanti "si" per il Governo Dini.
"Una riforma delle pensioni che sia veramente tale puo' essere solamente il frutto di uno scontro vittorioso fra proposte liberali e interessi conservatori rappresentati in particolare dalle componenti parassitarie e burocratizzate del mondo finanziario e industriale, da una parte, e del Sindacato, dall'altra.
Un Governo politicamente debole, se non incosistente, di tecnici, cioe' di individualita' per definizione interne alle diverse aree a confronto, non puo' oggi che dare una "riforma" scritta sotto dettatura dal sindacato e dintorni.
Il che sarebbe una jattura; occorre evitarla.
Il "si" al Governo Dini non puo' che essere un "si" al rilancio dell'immagine e della fiducia del mondo finanziario nazionale, multinazionale e internazionale sulla base della forte ripresa economica italiana; un "si" alla storia e storiella della "par condicio"; un un "si" ad una riforma elettorale regionale; un "si" ad una proroga quanto piu' innovativa dei termini fissati per la grande riforma delle pensioni; un "si"al rilancio unitario dei poli e di riformatori sulla base di un programma elettorale e di governo di marca rigorosamente liberale, liberista, libertario.
Tutto questo, ovviamente, a presindere dalla volonta' politica forte e senza riserve di conquistare contemporaneamente le elezioni entro giugno".