Ci risiamo. Cade oggi il sesto anniversario della fatwa di Khomeini che condanna a morte Salman Rushdie e non solo la famigerata "comunità internazionale" è ben lontana dal venire a capo di questa assurda vicenda, ma anche il nostro paese, nel suo piccolo, non rinuncia a dare il proprio periodico segnale di impotenza, o peggio ancora di leggerezza. La notizia è dei giorni scorsi: su iniziativa del movimento "Nessuno tocchi Caino" i Consigli Comunali di varie città italiane hanno deciso di conferire la cittadinanza onoraria allo scrittore aglo-indiano, ma al momento di ratificare la volontà consiliare le Giunte e i Sindaci hanno fatto marcia indietro. Particolarmente grave è il caso di Roma, dove il Sindaco Rutelli ha preso una piccata posizione contro il voto del Consiglio, espresso a larghissima maggioranza ma a sua insaputa: stando alle dichiarazioni riportate dai giornali e attribuite direttamente a lui o al suo ufficio stampa, è intenzione del primo cittadino della capitale sottoporre questa iniziativa a un "esame serio", perché a suo dire sarebbe, così com'è, frutto di un'"improvvisata".
Ora, è chiaro che i guai che Salman Rushdie sta passando da sei anni non verrebbero certo risolti dal conferimento della cittadinanza onoraria di Roma, ma stupisce che dopo tanto tempo, con comitati permanenti che lavorano, per lo più invano, ma molto, molto seriamente, per scuotere dall'inerzia la nostra crassa civiltà liberale, stupisce che ancora sussistano dubbi sulla posizione da prendere nel caso Rushdie. L'Ansa rivela che Rutelli non riterrebbe Rushdie "oppositore di un regime totalitario", e dunque degno dell'onoreficenza che il consiglio comunale vorrebbe tributargli; io non so se credere o no a queste affermazioni, perchè mi sembrano davvero grottesche, ma in ogni caso, qualunque sia la vera ragione della polemica scatenata da Rutelli, anche se si trattasse soltanto di prudenza per non esporre Roma al rischio di ritorsioni terroristiche, sento il dovere di ricordargli alcuni punti fermi della vicenda in questione.
1) Rushdie, cittadino britannico, ha pubblicato un romanzo in lingua inglese nel 1988, "The Satanic Verses", e poco dopo la massima autorità politica e religiosa dell'Iran lo ha condannato a morte per apostasia; da allora 2) Rushdie è costretto a vivere come un topo, nascosto, braccato, discriminato, poichè la condanna è eseguibile da chiunque, in qualunque luogo, e comporta per l'esecutore una ricompensa spirituale (il paradiso) e una terrena (una taglia di tre miliardi). 3) Il suo romanzo non è blasfemo. Che sia blasfemo è un luogo comune attestatosi anche in Occidente grazie al potere satanico - quello sì - della ripetizione, con cui le autorità iraniane hanno abilmente sfruttato la superficialità che la cosiddetta Società Evoluta riserva anche alla difesa dei propri valori fondanti. Il vero problema è che 4) un'incredibile quantità di persone parla de "I Versi Satanici" senza averlo letto, così che 5) l'Occidente da sei anni sta risultando penosamente incapace di gestire questa vicenda, con sommo sghigna
zzo degli ayatollah (me li immagino), che lo tengono in scacco nientemeno che sul principio tanto strombazzato della libertà d'espressione. 6) L'Italia, in questo contesto, è risultata nazione tra le più becere, ciniche, ignoranti e volgari, scatenando cicliche polemiche da cortile senza fare assolutamente nulla, NULLA, per recapitare a Salman Rushdie una seppur vaga solidarietà istituzionale, mentre invece 6) il Vaticano, che dell'Italia, e soprattiutto della città di Roma, è ospite, si è tempestivamente schierato contro lo scrittore e in sostegno della mistificazione khomeinista, prendendo ambiguamente le distanze solo dalla sanguinaria incitazione a delinquere che ne scaturiva.
Ecco perché, tutto ciò ricapitolando, mi permetto di trasecolare dinanzi alla posizione assunta dal Sindaco Rutelli: anziché rallegrarsi che per una volta il Consiglio Comunale gli abbia scodellato bell'e pronta un'occasione per non fare la figuraccia di tanti suoi connazionali, questa figuraccia è andata a cercarsela col lanternino. Non ha tenuto presente che, anche se pochi, alcuni hanno relamente svolto un "esame serio" del caso Rushdie, anche in Italia, e continuano a svolgerlo anche quando non scoccano gli anniversari, e sanno distinguere al volo, ormai, cosa è "improvvisato" da cosa non lo è: nel caso specifico, l'iniziativa di "Nessuno tocchi Caino" non lo era, la reazione del Sindaco di Roma sì.u