Rita BernardiniBenedetto Della Vedova
ai Consiglieri generali
ai Parlamentari riformatori
a tutti gli iscritti
Dunque la mozione generale del movimento vincola gli organi statutari a preparare liste autonome per tutte le elezioni (in primis le regionali) in attesa di un contratto politico col polo berlusconiano e con chiunque ci voglia stare.
Il problema posto da Pannella riguarda l'esistenza stessa del movimento: in poche parole Marco sostiene che per fare un contratto con altri soggetti politici bisogna essere almeno in due. E al momento i riformatori non sono un partito consolidato, non hanno una forza autonoma se non quella del suo leader.
Pannella dice bene, la sua storia dimostra che mai i radicali possono fare la fine di un Ccd, di un movimento cioè che non esiste in quanto tale ma solo in virtù di una operazione di marketing degli strateghi di Forza Italia e della Diakron.
Dunque si preparino le liste per le regionali. D'accordo. Ma c'è un problema che nasce dalle particolari regole elettorali (il Tatarellum) per questa tornata di votazioni. La legge, passata già alla Camera e in attesa di essere licenziata dal Senato, prevede due voti in una scheda unica. Col primo si elegge l'80% dei consiglieri regionali con scrutinio di lista proporzionale. Ciò significa che tutti i partiti, grandi e piccoli, saranno presenti sulla scheda elettorale. Col secondo voto si esprime, con la possibilità del panachage, il voto a favore di una coalizione che esprime al contempo un candidato "ufficioso" alla presidenza della Regione e una lista bloccata di candidati dell'intero schieramento (in fieri la squadra del presidente).
Questo significa che il movimento dei club Pannella, nel preparare le liste per la quota proporzionale, deve preventivamente scegliere lo schieramento. In sintesi deve scegliere se stare di qua o di là.
Certo Pannella potrebbe decidere la presentazione autonoma anche per la parte maggioritaria e cioè di non allearsi con nessuno se non con se stesso, del resto un'interpretazione della lettera della mozione potrebbe dargli ragione. Ma oltre alle valutazioni di ordine politico espresse da Taradash ed altri in Congresso, peserebbe su questa scelta anche una difficoltà di carattere tecnico. Mi riferisco allo sbarramento al 5% previsto dalla Tatarella. Sbarramento superabile solo se la lista che non raggiunge tale quorum faccia parte di uno schieramento che lo superi. In pratica qualora la lista Pannella raggiunga il 3,5% dei voti correndo da sola per la parte maggioritaria, non prenderebbe alcun seggio. Se invece con la stessa percentuale partecipasse per il secondo voto ad una coalizione, eleggerebbe il 3,5% (più o meno) dei membri del Consiglio oltre ad una quota di consiglieri col premio di maggioranza se la coalizione risultasse vincente.
Rischieremmo, se la minaccia pannelliana al Polo andasse in porto, e come successo già il 27 marzo quando lo sbarramento era "solo" al 4%, la definitiva scomparsa della forza elettorale del movimento in quanto tale. Un suicidio politico, per essere più espliciti.
Il mio timore, a questo punto, risiede nella possibilità che la scelta di stare nel Polo, Pannella la faccia solo in zona Cesarini, a pochi giorni cioè dalla presentazione delle liste, come successo peraltro altre volte.
Questa eventualità costituirebbe il cosiddetto danno oltre la beffa perchè i dirigenti, i militanti e gli elettori delle Liste Pannella-Riformatori sarebbero costretti a votare, nella quota maggioritaria, un candidato presidente con la sua squadra scelto dagli altri partner del Polo, a scatola chiusa. Prendere o lasciare, senza la possibilità di intervenire, localmente o nazionalmente, nella ricerca e scelta del "candidato migliore" alla presidenza della Regione.
Chiedo dunque ai dirigenti del movimento di superare al più presto questo rischio. Si prenda al più presto la decisione di correre col Polo o con Prodi oppure da soli. E accada quel che può.
Christian Rocca