Anche la pubblicità serve per screditare il nemico
di Curzio Maltese
(la Stampa, giovedí 16 febbraio 1995)
A proposito di par condicio. Da qualche tempo sulle tre reti Rai compare a ogni ora uno spot che non esitiamo a definire ignobile linciaggio nei confronti di Silvio Berlusconi. Si vede il Cavaliere dal palco di una convention di Forza Italia pronunciare un duro attacco nei confronti della tv di Stato, con frasi estrapolate dal discorso (da sempre dominati dai vecchi partiti, soprattutto dalle sinistre, Raitre è puro strumento dei comunisti, eccetera). Seguono frasi isolate di altri esponenti del Polo (Pannella, Fini, Storace), frasi violente tratte da articoli de Il Giornale e un passaggio del programma della P2 che parla della dissoluzione della Rai. A questo punto compare la scritta: Ogni scusa è buona per attentare alla nostra libertà che è anche la tua. Pensaci. Lo spot non è firmato.
Se fosse andata cosí sarebbe stato uno scandalo enorme. Invece l'ha fatto Berlusconi, e non fa quasi notizia. Dov'è il problema? Sono anni che chiunque critica la Fininvest viene sottoposto al pubblico ludibrio sulle reti del Cavaliere, ogni giorno e a volta su trasmissioni direttamente pensate allo scopo (Sgarbi Quotidiani, Fatti e Misfatti). Sembrava impossibile che l'ex presidente del Consiglio, abituato ad agitare le sue tv come clave, lasciasse passare il pesante attacco lanciato da Bossi all'ultimo congresso. E cosí, dopo il Vietato Vietare, l'Inno, le cassette con la Voce del Padrone, il "Fatto!" e le Rovine del Comunismo, ecco anche lo spot Ammazza Lega. Ammannito ogni mezz'ora al povero suddito di Canale 5 e soci -già bombardato di propaganda elettorale a ogni ora- proprio mentre le vergini violate del Polo urlano contro la scorretta Pivetti. E' stato fatto notare in sede politica che la singolare iniziativa urta con una dozzina di regole scritte e no della normativa pubblicitaria, della civiltà pol
itica e del buon senso. Prima o poi qualcuno interverrà, come nei casi citati. Ma intanto l'azione è compiuta, il pestaggio si è consumato anche stavolta davanti agli occhi di milioni d'italiani, compresi i bambini che forse non meritano un livello cosí bestiale di lotta politica. Sarebbe stato interessante conoscere il parere di Karl Popper. Purtroppo il filosofo è scomparso e tocca arrangiarsi col Garante.
Ma l'ultima bravata delle tv di Berlusconi ha almeno un paio di meriti rispetto al cosiddetto dibattito politico. Il primo è di confortare quanti, il 60 per cento degli italiani, il 27 marzo scorso non hanno votato per il Polo, pur non sospettando allora che la miracolosa alleanza potesse concludersi con un regolamento di conti stile Chicago Anni 30, a chi la spara piú grossa fra Bossi e Berlusconi. L'altro è di ricondurre a termini piú seri la questione della pari opportunità. Che si potrà realizzare soltanto dopo che l'attività politica sarà resa incompatibile con la proprietà di reti televisive. Come sostengono tutti gli altri Paesi civili, gli esperti ingaggiati dallo stesso Berlusconi e perfino vari dirigenti della Fininvest, in privato. Pensateci.