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Conferenza Movimento club Pannella
Colombo Emilio - 6 marzo 1995
Il buon senso
(Ad Olivier)

Se 'l buon senso virtú molto preziosa

non ritenessi, ben che fra le genti

male partito sia, vituperosa

assai sarebbe parsa ai dolenti

orecchi miei la novella che vil

e folle preda fui d'ime correnti

e impetuose di bruta e 'nfantil

gelosia. Ver è che se sí nomato

fosse 'l grave tormento ch'alla bil

procura 'l fatto che 'l presto corcato

maial tra eguali piú eguale veder

in eterno si debba, e se traviato

da' lúbrici comar volpe e messer

gatto stato foss'io, non fora stolto

se da cotanta nequizia piacer

non ricavassi sommo. Mal rivolto

è il tuo sguardo, compagno radical,

s'allo falso teorem tu credi molto.

Lieve non fu sí tanto la fatal

cagione che portommi al cospetto

del tuo profeta. In modo mortal

si trascinava nel padano letto

la vita mia, in ben aspra palude

fisa e sanza null'altro prospetto

che quello atro, feroce e rude

di un'esistenza strazïata dalle

banalità giornaliere e crude

dell'ordinario stil. Viste le falle

che provocato m'avea la condotta

mia scellerata, a tutto le spalle

volsi e la lunga e difficile rotta

presi del Nord. Di due e sessanta soli

lo volger rimirai, sempre la dotta

lingua di dolce amor cingendo. Moli

non v'eran dove discuter potessi

coll'antico e benigno mar ch'i suoli

miei natii lambisce. Or che cessi

forse convien la dolce rimembranza

della beltà di cui i tusci stessi

goder poteron. Non troppa speranza

giace ch'i' possa a Bruxella restar,

se non in quanto clandestin a oltranza:

farotti allor saper che 'l sol montar

non dovrà piú di trenta fiate sopra

il patrio suol ch'io, da servo, tornar

ci debba grazie all'astuta opra

de' bravi cui questa fin far piacque.

Or però voglio ch'anche tu discopra

la facile cagion per cu' non giacque

già mai lo spirto mio al suon del vano

verbo che d'impudíca lingua nacque:

sempr'io rimembro che 'l savio gabbiano

in alto piú, per piú lontan scrutare,

le penne levar dee. Ma allor, se 'nsano,

come tu dici, il mio pensar ti pare,

mi scuote 'l dubbio che la libertà

d'arbitrio, ovvero 'l dono di non fare

o far poter, negletta facoltà

amaramente sia tra i pari tuoi.

E tu, piaggiavi, allor che la beltà

del sol su quella de' parenti suoi

trentun e tante fiate prevalea.

Bruxelles, li venerdí 13 gennaio 1995

Emilio Colombo

 
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