"Che cosa serve alla Lombardia? Un cambiamento radicale che puo' venire soltanto da Roma: la profonda riforma delle istituzioni e della politica. Chiudiamo partiti e partitini e lasciamone due, tre al massimo. Come gli americani: chi vince governa e si prende tutto. Se fallira' tocchera' all'opposizione. In questo modo cancelleremmo il clientelismo. Se avessimo avuto un sistema del genere avremmo evitato lo scandalo della spartizione sanitaria."E' un Pannella in forma e iperattivo quello che sta affrontando le ultime ore di propaganda elettorale come leader della Lista Pannella - Riformatori. Dice di avere qualche anno di sonno arretrato da smaltire ma non ha rimpianti di questo tipo. I dolori vengono dai risultati di un sondaggio secondo cui soltanto il 20 per cento degli elettori lombardi saprebbe che lui e' candidato alla presidenza del Pirellone. " E questo - dice avvampando - dimostra come il sottoscritto e la lista dei Riformatori siano vittime di disinformazione e discriminazione sistematica sia in tv che sulla stampa"
- Pannella, poi dicono che e' un teorico del lamento...
"E' tutto scritto, non soffro di manie di persecuzione. Da Santoro, tanto per fare un esempio sono andato l'ultima volta nel '93"
- Perche' questa corsa alle amministrative?
" E' un'occasione ghiotta. Questa regione, per capacita' e risorse si mangia almeno 4 o 5 Stati della Comunita' europea: e' un osservatorio europeo straordinario".
- Ma il suo non e' un esordio assoluto.
"Infatti. Un paio di anni fa sono stato eletto nel consiglio circoscrizionale di Ostia. Ci sono rimasto cento giorni ma sono bastati per buttare giu' con le ruspe alcune costruzioni abusive"
- Come mai una corsa proprio in Lombardia?
"Ho gia' detto della sua grande importanza. E poi qui mi trovo bene, sento delle affinita'. Nella finanza adesso va tanto di moda il nome di Cuccia, ma io preferisco ricordare quello di Mattioli, banchiere illuminato: era abruzzese come me. Per meta' poi sono svizzero ecco perche' mi sento come a casa mia. Nel dna lombardo c'e' il radicalismo di Cavallotti e Bertani e il seme liberalfederalista."
- Ci dica la prima cosa che farebbe se fosse eletto.
" Sembra paradossale ma mi prenderei tre mesi di riflessione. Passerei le giornate a incontrare i procuratori generali, poi quelli della Repubblica, le autorita' militari e le forze sociali, perche' se anche detesto le categorie-corporazioni sarebbe l'unico modo per avere un confronto diretto con chi ha responsabilita'. E studierei tutti i modi per rendere veloce ed efficente la macchina amministrativa"
- Ma lei crede nel ruolo della Regione?
"Si perche' credo fermamente nel federalismo e nell'Europa e la Regione e' un passe-partout per l'Europa federalista"
- Che cosa risponde a chi accusa la sua lista di Riformatori di essere una ruota di scorta di Berlusconi?
"Non sono mai stato una ruota di scorta nella mia vita per un semplice motivo: ho caratteristiche diverse. Diciamo che sarei pronto ad allearmi con Berlusconi e non con il Polo, a elezioni avvenute. ma molte delle mie proposte e idee sono le stesse che qualche anno fa piacevano tanto alle sinistre. Altro che ruota di scorta: io so governare le situazioni difficili"
- Un suo slogan?
" Ho idee chiare su un possibile nuovo per evitare un probabile disastroso".
- Provi a convincere un elettore indeciso. Perche' dovrebbe votarla?
" Ho la credibilita', la determinazione per fare fuori le cosche politiche, produttive, sindacali e parassitarie. Sono forte della poverta' di appoggi esterni: il che garantisce la mia liberta' la mia indipendenza assoluta. Sono dalla parte di Cattaneo e del liberal-federalismo e contro il centrismo giacobino delle sinistre".
- Un giudizio sui suoi rivali Formigoni e Masi.
" Li rispetto. Hanno entrambi matrice cattolica e vengono dalla vecchia dc. Formigoni ha una vena aliberale che mi e' molto estranea. Masi invece mi fa sorridere perche' si e' travestito da sanculotto della rivoluzione".
Corriere della sera 20 aprile 1995 intervista di Gian Luigi Paracchini