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Conferenza Movimento club Pannella
Colombo Emilio - 1 giugno 1995
L'EUROPA LONTANA
di Guido Gentili

(Corsera, giovedí 1 giugno 1995)

L'Italia, dice il governatore Antonio Fazio con la più tradizionale delle formule lessicali della Banca centrale, "potrà riprendere una via virtuosa di sviluppo nella stabilità". Fin qui, poco di nuovo: ci mancherebbe altro che dal rigoroso Custode della moneta di un Paese scosso da una conflittualità politica tanto violenta quanto sistematica venisse un messaggio, anche velato, di pessimismo.

La Banca centrale -che non chiede modifiche istituzionali dei suoi compiti e delle sue responsabilità, come invece auspicano molti autorevoli osservatori- continuerà a svolgere fino in fondo la parte che fino ad oggi le è stata assegnata. Ed è chiaro che, in prima battuta, la lotta all'inflazione resta nelle mani di governo, imprese e sindacati: saranno le loro scelte e i loro comportamenti a indicare se la "via virtuosa" sarà o no percorsa nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

Il governatore non pone dunque la questione del trasferimento nelle stanze di Bankitalia del potere di fissare l'obiettivo inflazione. Però non rinuncia in primo luogo a incalzare il governo e l'ex collega Lamberto Dini dichiarando che la riforma delle pensioni appena presentata in Parlamento è "troppo graduale". Impietosamente, nella relazione analitica della Banca centrale, si legge che il nuovo sistema "dovrebbe entrare pienamente a regime nel quarto decennio del prossimo secolo": basta questa notazione a bollare come insufficiente un'ipotesi di riforma che alle Camere rischia per di più essere praticamente annullata dalla (solita) pioggia di emendamenti.

Dove sarà l'Italia nel quarto decennio del prossimo secolo? Chissà. Le "Considerazioni finali" lette ieri da Antonio Fazio autorizzano solo una navigazione a vista in un mare con troppi scogli. I riferimenti all'Europa sono assai scarni; non si fa menzione del rientro della lira nel Sistema monetario europeo, che pure è un obiettivo dichiarato del governo; non compare la parola "Maastricht" e non ci si sofferma sugli obblighi previsti da un Trattato che -per nostra fortuna- ha spostato di fatto al '98 la terza e decisiva fase dell'Unione economica e monetaria.

Il tasso più o meno elevato di europeismo del governatore sarà probabilmente oggetto di discussione. Ma non per questo si può dire che l'analisi di Fazio manchi di accenti forti. E viene anzi il dubbio che la prudenza sulle scadenze e gli impegni che questo Paese è chiamato ad affrontare in sede europea sia stata dettata, sotto traccia, dalla constatazione che l'Italia, oggi, non è in Europa, pendolando in una sorta di "zona di nessuno" limitrofa dai confini incerti.

Si è detto del giudizio, durissimo, sulla riforma delle pensioni. Si potrebbe proseguire col commento altrettanto severo e inequivocabile relativo alla politica fiscale (e qui si chiama in causa anche il governo Berlusconi) e si potrebbe finire con la denunciata arretratezza del sistema bancario e con l'eccessiva rigidità del mercato del lavoro. E europeo un Paese che sforna condoni fiscali a ripetizione e che consente che le "varie forme di elusione e di evasione diano luogo a un vuoto gettito pari a una quota rilevante dei disavanzi pubblici annuali" (almeno 70 mila miliardi)? E' europeo un Paese in cui l'amministrazione finanziaria controlla meno del 2% delle dichiarazioni Irpef ed Iva e che non riesce nemmeno a utilizzare i fondi comunitari destinati al Mezzogiorno?

Sì, la Banca d'Italia approva la manovra di bilancio appena varata dal governo Dini che contiene entro i 110 mila miliardi il fabbisogno pubblico per il '96. Ma temiamo che l'ancoraggio a queste o altre cifre del genere, pur indispensabile nel breve periodo, non sia sufficiente, a sua volta, a proiettare l'Italia intera nella sfida dei sistemi-Paese che si sta combattendo senza esclusioni di colpi su tutti i fronti. Né possiamo contare, sotto sotto, sulla continua deriva della lira: fino a quando tedeschi e francesi accetteranno questo tipo di concorrenza degli esportatori italiani?

Come ricorda il governatore, l'Italia è "particolarmente ricca di risparmio". Possiamo immaginare cosa (di buono) potrebbe accadere se tutte le energie, a cominciare da quelle della classe politica, fossero canalizzate in direzione dell'ammodernamento del Paese. Ma possiamo anche ipotizzare cosa potrebbe accadere, al contrario, se lo lasciassimo pendolare ancora a lungo nella "zona di nessuno".

 
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