Roma, 5 giugno 1995
"Al Festival antireferendario partecipano, d'un tratto, tutti, non ultimi i neo-bobbiani Fini, Previti, e la Fininvest, ombra della RAI-TV e della stampa che, in genere, aborre.
I referendum sarebbero stati concepiti "per le grandi questioni morali"; il che e' semplicemente una scemenza. Sarebbero troppo "complicati", "parziali", in sostanza propositivi: il che e' in gran parte vero ma la responsabilita' di questo e' tutta intera della Corte Costituzionale che, sentenza dopo ordinanza, motivazione dopo ordinanza, ha impedito di fatto che siano sottoposte al referendum intere leggi.
"La gente", sostengono i vari autori di regime, giornalisti e senatori a vita, cardinali e leaders di partito, e' contro i referendum. Vedremo. Per ora non e' cosi' e si cerca di rimandarle una immagine che e' il contrario dell'identita' della gente stessa.
Si tratta di benaltro: i Partiti sono per loro natura corporativisti, antiferendari, e conservatori dei loro privilegi, al pari dei Sindacati e di tutta la classe di potere.
Per ora, dunque, si tratta di vincere questi referendum, con i nove "Si" ed i tre "No" che il Movimento raccomanda.
Comunque, l'atteggiamento dei singoli partiti che compongono il Polo (della liberta'? del buongoverno? liberale?) ne rivela la marcia rapidissima di avvicinamento all'altro "Polo", quello prodiano. In vista della Prima Repubblica prossima ventura.