PANNELLA, il presidente del Consiglio suggerisce indirettamente di stare alla finestra: che gliene pare?
"Lamberto Dini ha annunciato che mancherà ad una consuetudine, una sorta di legge non scritta, per la quale le autorità dello Stato votano e cioè che le autorità dello Stato vanno a votare in modo solenne, nelle prime ore del mattino, per dare l'esempio di una partecipazione positiva. Quel che è grave è che Dini non si rende conto della gravità di quel che ha detto"
Il solito paradosso pannelliano per dimostrare cosa?
"Macchè paradosso. Dini di politica non capisce nulla. Capisce tutto di potere. In questo, il governo dei tecnici è un governo andreottiano amputato dalla politica. Con un poliziotto agli Interni, un militare alla Difesa, un magistrato alla Giustizia, dei fiscalisti alla Finanza"
Eppure, l'articolo 48 della Costituzione, a lei così cara, dice che il voto "è un dovere civico", non certo un obbligo...
"Da liberali, nel 1983, abbiamo ricordato che solo negli Stati totalitari votare è obbligo e non partecipammo ad una prova elettorale che era falsata. Ma l'astensionismo per un democratico può avere una sola giustificazione: l'assenza di legalità della prova".
Pannella, ma è ancora la Costituzione all'articolo 75 - a dire che se vota meno del 50%, i referendum sono nulli: questo non "autorizza" in qualche modo anche una campagna astensionista?
"Certo. Ma non fatta da un potere dello Stato contro un altro. Dini è intervenuto con raffinato, istintivo tempismo: quando non si può più replicare. Ma il combinato disposto tra il comportamento scorretto di Dini e della Pivetti è anche una surrettizia espressione pubblica sulle proprie intenzioni di voto. Stiamo guardando se vi siano gli estremi per un conflitto di poteri presso la Corte".
Bé questa è un'illazione non provata...
"Il non votare significa, consapevolmente in Dini, tentare di invalidare alla radice la prova referendaria. E se Dini andrà a votare alle 21,30 voterà contro i nove quesiti che costituiscono gran parte della prova e Sì a quelli televisivi".
Insomma, bocciatura senza appello?
"Dini rischia di personificare il peggio: il combinato disposto tra andreottismo e togliattismo. Il voto referendario sarà anche un voto contro il proseguirsi di un governo dei tecnici, antidemocratico se protratto oltre il termine di poche settimane"
Pannella, ammetterà però che è difficile scorgere un disegno astensionista, orchestrato da un'unica centrale...
"Macchè centrale. E' noto ed indiscusso, da un anno a questa parte, che se oltre un terzo degli italiani sta a casa, il blocco, progressista vince. E chi fa i sondaggi dice che se stavolta vota oltre il 65 per cento, stravincono i no sui referendum televisive vincono i Sì alla riforma antipartitocratica comunale, alla trattenuta in busta paga, alla libertà di commercianti e consumatori".
Ma da questo elenco lei dimostra che ci sono in gioco interessi contrastanti, no?
"No, c'è da sempre un convergente odio del regime partitocratico contro i referendum. I tre sindacati sono terrorizzati dall'abrogazione di una norma di per sé minima, le organizzazioni dei commercianti temono che ai loro associati sia garantita la libertà di alzare le saracinesche quando preferiscono. E sa qual è il primo giornale che ci ha scomunicato?"
Prego
"Il Sole 24 Ore, a metà gennaio, per il referendum sindacale che riguarda quattro milioni e mezzo di imprenditori ai quali verrebbe tolto l'obbligo di fare per legge da esattori..."
Insomma tutti ce l'hanno con Pannella?
"Ma no, c'è una convergenza obiettiva di interessi. sicuramente Bobbio, nella sua grande dignità civile non è un 'grande vecchio', ma la grande tragedia italiana di questo fine secolo è questa:; il movimento dell'alternativa e della libertà non è quantitativamente più numeroso di quanto fosse negli anni Trenta e nei quarant'anni della partitocrazia ed è già un miracolo che noi si sia vivi politicamente e liberi privatamente"
Lei a forza di Referendum, è riuscito a cementare un'inedita alleanza - Fini e D'Alema, Previti e Dotti - per limitare l'uso dei referendum. Pannella, lei che ha una così alta considerazione di sé, stavolta fa autocritica?
"Ma no! questo piagnisteo ha dilagato ogni volta che proponevamo referendum. L'acme viene dagli zeloti, dai verdi di Mattioli che dicono: ci vuole un referendum l'anno..."
La Pivetti sostiene la tesi che referendum si possano fare solo sui grandi questioni...
"Una scemenza grande come una montagna, visto che la Corte Costituzionale ha impedito ferocemente i 'grandi' referendum. Quando sottoponemmo a referendum i reati di opinione fascisti, non ci fu consentito. La Pivetti è attrezzata culturalmente a presiedere la dieta di Mantova".
E il Capo dello Stato è restato fuori della mischia?
"Chiedemmo a Scalfaro di vegliare sulla Corte Costituzionale e oggi invece è la Corte Costituzionale a ricordare la Costituzione al Capo dello Stato"
Fabio Martini