Strage di BolognaTestimonianze di innocenza per Mambro e Fioravanti
Riportiamo qui l'introduzione al libro. Per chi volesse acquistarlo, il prezzo di copertina e' di lire 12mila. Si troa in libreria.
E' stato presentato oggi a Roma "Oltre il verdetto", il libro curato dal comitato "E se fossero innocenti?". A presentarlo Sandro Provvisionato, giornalista, Mimmo Pinto, Sergio D'Elia, Carla Rocchi, Ambra Giovene del collegio di difesa.
E' intervenuto anche il presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini. "Sono qui perchè credo che usciremo davvero dalla lunga stagione di questa cosiddetta Prima Repubblica quando avremo fatto anche luce e chiarezza sulle tante stragi impunite. Quella di Bologna, se si puo' parlare di una scala di bestilaità nelle stragi, è stata la piu' bestiale e la tentazione da parte di qualcuno di cercare facili capri espiatori, per avere comunque un colpevole, ci sembra evidente", ha dichiarato Fini nel suo intervento sollecitato dau giornalista.
All'iniziativa del comitato "E se fossero innocenti?" nato il 19 luglio '94 in contrapposizione alla sentenza della Corte di Assise d'Appello di Bologna hanno aderito esponenti di tutte le forze politiche, specialmente di sinistra, molti rappresentanti della cultura, magistrati e giornalisti.
L'Introduzione di Sergio D'Elia e Mimmo Pinto per il Comitato "E se fossero innocenti" al volume "Oltre il verdetto" - Vulkano Edizioni
Il 24 febbraio '95 la Prima Corte di Assise di Appello di Bologna ha formalmente depositato le motivazioni della sentenza con cui, il 16 maggio 1994, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro sono stati condannati come esecutori materiali della strage alla stazione di Bologna che il 2 agosto del 1980 causo' 85 morti e duecento feriti. Subito dopo quella senstenza, il Comitato "E se fossero innocenti?" era sorto per dar voce al dubbio che neanche questo secondo processo di appello avesse soddisfattola richiesta di prove certe ed inequivocabili della colpevolezza dei due imputati, nonostante esso rappresentasse la quarta sede di giudizio dopo la condanna in primo grado (1988), l'assoluzione in appello (1990) e l'annullamento della Cassazione (1992).
Ad un anno di distanza, le 466 pagine con cui quella sentenza e' stata motivata rafforzano, anzichè dissipare, quel dubbio: il dubbio che gli indizi raccoltiin quindici anni contro Fioravanti e Mambro non siamo sufficienti per una condanna. Che, anzi, quegli indizi non sussistano affatto. Che metodicamente siano state ignorate tutte le dimostrazioni logiche e fattuali della loro estraneità alla strage di Bologna. In questo volum, che non aspira alla verità sulla strage del 2 agosto ma neppure intende acquietarsi su una verità di comodo e pertanto rinunciarvi a priori, sono raccolte le ragioni e le testimonianzr di chi, nel corso degli anni ed in particolare dopo l'ultima condanna ha sentito il dovere profondo ed irrinunciabile di dar voce a quel dubbio e poi all'avvalorardi delle stesse ragioni che lo mossero. Sono le voci di chi ha cercato di capire gli atti processuali partendo proprio dai motivi dell'accusa. Sono le voci piu' diverse, della cultura e dell'informazione, del volontariato laico e cattolico;
molti hanno conosciuto personalmente Francesca e Valerio e del loro dramma hanno vissuto aspetti finora taciuti o piu' smplcemente ignorati.
Valerio Fioravanti e Francesca Mambro sono incarcere da 14 anni. Già condannati in via definitiva a numerosi ergastoli per gli omicidi che li hanno visti coinvolti in prima persona durante i tragici "anni di piombo". Di fronte ai magistrati inquirenti e con i giudici, compresi quelli di Bologna, hanno ammesso le loro responsabilità morali e penali, dimostrandosi disponibili a collaborare alla ricostruzione della loro vicenda e dei loro gravi reati ed hanno rifiutato fin da subito ogni addebito per la strage di Bologna, così come per gli omicidi Pecorelli e Mattarella, dai quali Fioravanti - che ne era imputato - è stato, di recente, riconosciuto innicente. Forse avrebbero potuto anche ottenere dei ebnefici per le loro condizioni di detenuti e di imputati poiche' la legislazione sui pentiti offriva loro molto strade comode e sicure. Hanno ritenuto giusto non usufruirne, rifiutando di assecondare ricostruzioni ed accuse di cui non avevano elementi di conoscenza. In questi anni hanno cercatro di spiegare la lor
o storia, i loro errori, il loro percorso di militanti di destra prima, e di giovani impegnati nella lotta armata poi. Noi non abbiamo sposato in quanto Comitato la loro storia, abbiamo voluto semplicemente far conoscere i nostri dubbi sul processo di Bologna, ed oggi siamo sempre piu' convinti della loro estraneità a quella strage. Ci auguriamo che la loro vicenda processuale possa essere chiarita e che finalmente si renda giustizia agli ottantacinque morti di Bologna, ai loro familiari ed al Paese intero.