Strasburgo 14 luglio 1995
" Il regime di Belgrado è privo di riconoscimenti ufficiali e diplomatici, avendo violato ogni legalità, interna e internazionale. Nei suoi confronti i'Italia - da un anno a questa parte - come la gran parte degli altri Stati europei - ha esattamente la stessa posizione che nel 1938, a Monaco, Chamberlain e Daladier, ebbero nei confronti di Hitler e di Mussolini.
In nome della pace si riconobbe pari dignità e pienezza di interlocuzione, diritto al bottino ed all'impunità per i crimini commessi e in corso di compimento, a Berlino e Roma. Con quel che ne conseguì.
Il Partito Radicale, transnazionale e transpartito, e, sul fronte italiano, in particolare noi del Movimento dei Club Pannella - Riformatori, avevamo ottenuto dai Governi Amato e Ciampi, che rispettarono gli accordi, una linea politica di concreta opposizione a Belgrado, ed al riconoscimento di Milosevich come interlocutore fin quando non avesse acquisito caratteri di piena sovranità legittimamente riconosciuta sul territorio serbo e montenegrino; oltre che di concreto sostegno al diritto ed ai diritti degli Stati e dei cittadini aggrediti dalla Serbia e dai suoi sicari.
Il problema di Sarajevo e di tutta la gente civile nel mondo si risolve solamente se Belgrado sarà immediatamente considerata come la prima linea e il cuore stesso dell'impresa nazi-comunista che rischia di riproporsi non solamente nell'ex Jugoslavia, ma come esempio nel mondo intero.
L'oppressione del popolo serbo stesso; il genocidio culturale e civile in corso impunemente nel Kossovo; la corrisponsabilità in particolare del mondo socialdemocratico dell'occidente, e di quello delle varie destre isolazioniste o scioviniste, l'abbandono da parte italiana della politica estera federalista europea e antitotalitaria vanno considerati e combattuti senza riserve, ormai, con immediatezza, con tutte le armi della nonviolenza e della democrazia.
E' questo il primo punto di qualsiasi programma e progetto politico che possa coinvolgerci. E vale nei confronti di tutti: di Berlusconi e di Prodi, per tacere quel che di fatto (sul piano costituzionale non di diritto) riguarda la responsabilità di questo "Governo" e di questa Presidenza della Repubblica politica".