Faccio seguire, nella speranza che questo serva a far crescere il dibattito, una mia replica - forse non breve ma ugualmente non adeguata né esaustiva - che spero sia utile alla comune comprensione dei problemi in gioco.
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Roma, 13 luglio 1995
Ad Angiolo Bandinelli
Caro Angiolo,
ho ricevuto la tua lettera della quale ti ringrazio per le osservazioni e i consigli preziosi che vi sono contenuti e dei quali cercherò di fare tesoro.
Voglio subito dirti che non ho dissensi di sorta con Marco sui valori e gli obiettivi di fondo, valori ed obiettivi ai quali ritengo che anche tanti altri - forse anch'io nel mio piccolo - hanno dato il loro contributo in questi anni.
Per il resto (a parte la difficoltà e l'improprietà dei raffronti) non c'è ombra di dubbio che l'ARA (figuriamoci!) e l'ARCOD fossero iniziative inadeguate. Tra l'altro, occorre ricordare che dopo appena quattro mesi il suo principale socio fondatore, Spadaccia, fece le scelte a tutti note. E comunque sarebbe utile rileggere le analisi e le critiche dell'ARCOD che - immaginando e proiettandosi già nel dopo-proporzionale - contenevano molti elementi che spiegano le drammatiche difficoltà della situazione presente. Certo, si trattava sostanzialmente di critiche ai limiti storici del pannellismo, del quale non rinnego affatto il grande e straordinario valore che ha avuto e continua ad avere.
In ogni caso la Convenzione per la Riforma liberale intende essere una iniziativa e uno strumento concreto per perseguire puntuali obiettivi. Mi auguro che riesca a dare un contributo per la loro realizzazione. Il dialogo si potrà sviluppare sulla base delle opere, attraverso le quali - lo so bene - si misura la politica.
Cari e fraterni saluti,
Peppino Calderisi
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Roma, 18 luglio 1995
Caro Peppino,
spero che la mia "Lettera aperta" sia occasione per un dibattito, un confronto di idee, auspicabilmente utile alla comune crescita. Io cercherò, fin che mi sarà possibile, di ampliare la base del confronto, rendendo noto al maggior numero di persone - e sopratutto di Club - questo nostro scambio di idee. Voglio sperare che tu mi aiuterai...
Dici che non hai dissensi con Marco sugli obiettivi "di fondo", ecc. L'osservazione è quanto meno ovvia, visto che sei ancora deputato Riformatore e non hai sentito giustamente di doverti dimettere. Ammetti perciò stesso, però, dissensi. Sulla loro reale ampiezza, beh, vediamo un po' assieme...
Anche tu riconosci che l'ARA di Teodori, Craveri, Mombelli, etc. (1974, credo) fosse iniziativa inadeguata, almeno rispetto agli obiettivi conclamati. Ammetti che la stessa ARCOD, di cui tu mi riveli Spadaccia come principale socio fondatore (ma c'eri tu, ancora Teodori, e i politologi - se non sbaglio - Galli della Loggia e Panebianco, ecc.), fu inadeguata agli obiettivi, almeno quelli conclamati. Dici però - anche - l'ARCOD sviluppò analisi e critiche "che spiegano le drammatiche difficoltà della situazione presente" e che erano "sostanzialmente" critiche ai "limiti storici del pannellismo": del quale non rinneghi affatto - un po' ritualmente, consentimi - il "grande e straordinario valore", ecc.
Mi sono capitati di recente sotto mano due testi che riguardano, l'uno e l'altro, l'opera di Pannella e del radicalismo che a lui si è ispirato. L'uno, dovuto alla penna come sempre impeccabile di Piero Craveri, l'altro a quella sempre utile di Piero Ignazi. Ebbene, tutti e due ricalcano, con impressionante uniformità di ragionamenti, la tesi secondo la quale Pannella ha avuto indubbi meriti in anni ormai lontani (sempre gli anni '70), ma oggi...oggi c'è il suo declino, il suo fallimento, e così via: è appunto la tua tesi dei "meriti storici, ma...". La sento da anni, in tutte le salse.
Tesi rispettabile. Io non la condivido. Mi piacerebbe poterne discutere in una sede adeguata, ma questo non mi è concesso, perché non ne ho assolutamente i titoli. Cerco però - dove e come posso - di fare osservare che, con tutti i suoi "limiti storici", il pannellismo è stato proprio recentissimamente il primo promotore della battaglia per l'"uninominale secca, all'amerikana" su cui nessuno avrebbe, ancora fino a ieri, scommesso una lira. Basterebbe solo questa enorme, gigantesca battaglia, davvero "storica", a giustificare e rendere necessario il Pannella di oggi. E so bene che tu molto hai contribuito a questa battaglia, ma proprio perché il vecchio, superato, pannellismo ti ha consentito di rivestire i panni che ti davano l'autorità per intervenire e far sentire la tua voce. Certo, non vorrai dare la palma di tutto ciò a Mariotto Segni, che poté sfruttare l'interessato appoggio di mille ambienti (persino di Montanelli) per fare quello che a Marco nessuno - spero che ne convenga - avrebbe c
oncesso di fare.
Ma figuriamoci se il pannellismo non ha "limiti storici"! Bella scoperta: ma allora, se si vuole superarli, occorre andare, come si suol dire, "oltre". Sono trenta anni e più, caro Peppino, che io attendo con curiosità che il superamento avvenga: sarebbe un buon auspicio per il paese e Marco stesso se ne rallegrerebbe, penso, perché sarebbe la rivincita dei Rosselli e di Rossi. L'ho atteso, questo superamento, da infiniti "superatori", tutti prontissimi a prendere il posto del superato. Ebbene, di costoro - non faccio nomi, li conosciamo - "non ne rimase cica", come scrive l'Anonimo Romano della "Vita di Cola". Continuiamo, en attendant Godot...
Diversa, più amara, la vicenda di Gianfranco, con il quale, ogni volta che lo incontro, mi arrabbio e litigo nel vederlo del tutto incapace di estrarre un senso, per l'oggi e per il domani, del suo lungo, splendido ieri. Anche di questo vorrai dare la colpa a Pannella? Via, sarebbe difficile sostenerlo. E' vero però che anche lui dal 1985 circa (almeno secondo i miei ricordi) condivise l'atteggiamento del gruppo dei deputati allora scatenato nel contrastare in ogni modo il disegno transnazionale di Marco.
Ma, oggi possiamo dirlo, senza quel progetto transnazionale la comprensione "storica" del problema exjugoslavo inquadrato nelle vicende del nazionalismo europeo degli anni '30, la campagna attuale sulla Bosnia, quelle sui due Tribunali - gli unici successi dell'ONU da due anni! - Emma Commissaria (e che Commissaria!) all'Eu, le sedi a Mosca e a Zagabria, il lavorio a Strasburgo, ecc., non ci sarebbero stati. Che - nella loro cultura e nei loro schemi nazionali, necessariamente impossibilitati a spaziare nelle vicende del nostro tempo, nella storia vera, quella che fanno gli uomini, le loro vicende, i loro drammi, la storia che Tucidide e Machiavelli definirono - Craveri o Ignazi non "capiscano", è ovvio, lapalissiano persino: ma che tu (non dico Elio Vito, così giovane) con la tua esperienza, con le nostre discussioni, ansie, passioni di anni, oggi lo rin-neghi: ecco, questo non riuscivo ad aspettarmelo. E dico che tu lo rin-neghi, perché nel decalogo della Convenzione per le Riforme di quest
e cose non c'è traccia, nonostante la tua autorevole presenza. E il risultato è grave, perché la Convenzione stessa ricade così e si impantana sulle posizioni, appunto fallimentari, dell'ARA e dell'ARCOD. Non c'è scampo: il liberalismo del nostro tempo impone scelte di questo respiro, o non è: ma quante volte ce lo siamo detti, anche con te?
Io spero che le cose siano ancora modificabili, e per il meglio, e con il tuo contributo. Perché non vorrei che tu ti fermassi a quella tua ricostruzione (non certo storica) delle vicende referendarie di qualche anno fa, una ricostruzione che io vedo assai simile - per lo spirito che l'ha dettata se non nei ragionamenti - all'altra, di mole più vasta e dunque incontrollata, che è stata, dopo la sua scomparsa politica, l'unico segno di esistenza del "superatore" Ercolessi.
Di una cosa, comunque, ti dò atto. Tu sull'uninominale secca non hai mollato; mi pare invece che su altri fondamentali portati del pannellismo "storico" - e penso all'antiproibizionismo, all'autodeterminazione della donna, e magari alla giustizia (povero Tortora!) - certi silenzi comincino a divenire pesantissimi, perché rischiano non tanto di far superare il pannellismo, quanto di affossarne, con fredda determinazione, persino il ricordo. Spero che ne convenga anche tu.
Un cordiale saluto,
Angiolo Bandinelli