DA RITA BERNARDINI18 luglio 1995
Caro Maurizio,
"i partiti so tutti uguali...", così dicono alcuni romani intervistati per strada da Radio Radicale. Così, in sostanza, hai detto tu ieri sera annunciando la trasmissione speciale di Venerdì prossimo.
Non per esibizionismo, ma per il diritto all'immagine che non può e non deve essere negato né alle persone né alle forze politiche, mi vedo costretta a rinfrescarti la memoria con qualche esempio che dimostra che non da ieri o dall'altro ieri il nostro Movimento e il suo leader Marco Pannella è impegnato sul fronte della ex-jugoslavia.
Per questo, estrapolo due documenti dall'archivio telematico "Agorà" - settore Partito Radicale - che raccoglie, solo sulla Jugoslavia e sulle nostre iniziative ben 383 testi:
1) il primo risale al 1983; è un intervento di Marco Pannella al Parlamento Europeo. Le cose non sarebbero andate in un modo diverso se la Comunità Europea avesse ascoltato quel che Pannella proponeva?
2) il secondo testo è una mozione parlamentare, primo firmatario Marco Pannella, del maggio 92. Quella mozione, grazie ad una iniziativa nonviolenta di digiuno organizzata dal nostro Movimento che vide oltre 2000 persone associarsi in tutta Italia, fu firmata da oltre 360 deputati di tutti i gruppi politici. Parlava chiaramente, senza giri di parole, dell'"aggressione della Bosnia da parte del regime serbo"...
Su questa impostazione, quale è stato il sostegno di voi giornalisti "professionisti" iscritti all'ALBO?
Buon lavoro, anche se immagino che per la trasmissione di venerdì prossimo, probabilmente, farai volentieri l'economia di invitare qualche esponente del nostro Movimento. Ci hai abituato anche a questo.
Rita Bernardini
(Segretaria Nazionale del Movimento dei Club Pannella-Riformatori)
AGORA': ARCHIVIO PARTITO RADICALE
6306, 8-Mar-83, 13:03, IEFS--, 3397, Pannella Marco
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Jugoslavia
Intervento di Marco Pannella al Parlamento europeo
SOMMARIO: Il relatore, on. Bettiza, ha una conoscenza profonda e appassionata dell'argomento. E tuttavia, dichiara che è un errore trattare la Jugoslavia con "compiacenza". Perché non chiediamo a questo paese quello che esigiamo dai nostri? Perchè non esprimiamo il voto che la Jugoslavia sottoscriva la Convenzione europea dei diritti dell'uomo? Perché non ricordare il Kossovo con i suoi problemi di diritti civili? E infine, perché non si vuole parlare e stigmatizzare l'illusione nazionale-nazionalista e "isolazionista", quando noi siamo qui, come parlamentari europei, proprio perché non crediamo gli Stati possano risolvere i loro problemi in modo "indipendente" gli uni dagli altri? Affrontiamo dunque questi problemi con la Jugoslavia, solo così faremo opera di vera amicizia verso quel paese.
(DISCUSSIONI DEL PARLEMENTO EUROPEO, 8 marzo 1983)
Pannella (CDI). (FR) Signor presidente, la qualità della relazione non ci sorprende. Noi conosciamo le qualità del relatore e la sua conoscenza profonda e appassionata di questo argomento.
Detto questo, se siamo d'accordo con la relazione e, delle grandi linee con l'azione della nostra Comunità, siamo del parere. signor Presidente, signor presidente del Consiglio, ma soprattutto onorevoli colleghi deputati e soprattutto collega Bettiza, siamo del parere che è un errore trattare la Jugoslavia con compiacenza.
Perché non chiedere alla Jugoslavia quel che chiediamo ai nostri paesi? Come non esprimere il voto che la Repubblica jugoslava sottoscriva la Convenzione europea dei diritti dell'uomo? La cosa vi spaventa. Non volete che ciò figuri nella relazione. Io lo auspico e ho presentato un emendamento in questo senso.
Perché non nominare il Kossovo? In Italia c'è gente che è rimasta quattro anni in prigione prima di passare in giudizio. Adesso si grida che è cosa ignobile, indegna di una giustizia europea, della giustizia di uno Stato di diritto. Perché non porre lo stesso problema per il Kossovo e perché i nostri amici e compagni jugoslavi avrebbero un tale complesso d'inferiorità da offendersi se dicessimo sul loro conto quel che diciamo sul nostro? Non sono affatto d'accordo onorevole Bettiza, Lei lo sa con le Sue prudenze... che mi sembrano imprudenti.
Inoltre perché non parlare dell'illusione nazionale-nazionalista e sul piano culturale isolazionista in Jugoslavia quando noi siamo qui perché non crediamo nella dimensione nazionale, perché non crediamo che, in modo indipendente gli uni dagli altri, gli Stati potrebbero risolvere i problemi cui ci troviamo di fronte? Perché non dire in tutta chiarezza che auspichiamo l'associazione della Jugoslavia alla nostra Comunità? Questa politica da 1814, questa politica di potenza, era bella solo nel 1814! Era proprio necessario che si rendesse ancora una volta omaggio al mito delle rivoluzioni nazionali, quando siamo qui per fare una rivoluzione contro la stoltezza dell'illusione nazionale e nazionalista?
Nessuno potrà rimproverarci di affrontare questi argomenti. Parliamone dunque con la Jugoslavia, perché, solo raggiungendo questo livello nelle nostre relazioni potremo veramente dare la prova della nostra amicizia per questo paese. L'amicizia esige anzitutto fiducia. Gli Jugoslavi possono insegnarci molte cose: perché, insomma, non discutere dei nostri rispettivi valori fondamentali?
AGORA': ARCHIVIO LISTA PANNELLA - RIFORMATORI
110, 23-Mag-92, 16:03, I-----, 12652, Pannella Marco, Gitti Tarcisi
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MOZIONE SULL'AGGRESSIONE DELLA BOSNIA DA PARTE DEL REGIME SERBO
SOMMARIO: Testo della mozione parlamentare sull'aggressione della Bosnia da parte del regime serbo presentata da oltre 360 deputati italiani (la maggioranza assoluta della Camera). Si chiede l'embargo completo nei confronti della nuova entità statale, costituita da Serbia e Montenegro, denominata "Repubblica federale di Jugoslavia" che non dovrà essere comunque riconosciuta finchè non garantirà i diritti civili a tutti i cittadini e alle minoranze etniche.
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La Camera,
condanna la politica di guerra e razzistica condotta dal regime di Belgrado che, ieri in Croazia, oggi in Bosnia-Erzegovina, massacra popolazioni, costringendo oltre un milione di persone alla condizione di profughi, opprime due milioni di albanesi del Kossovo, distrugge sistematicamente città e monumenti che appartengono alla civiltà umana, semina odio razziale erigendolo a moralità politica e di Stato;
delibera che nessun riconoscimento sia conferito in sede internazionale, comunitaria europea e italiana alla nuova entità denominata Repubblica Federale di Jugoslavia; che immediatamente sia negato ogni rapporto con i rappresentanti dell'ex- Repubblica Jugoslava, rifiutando il principio della continuità fra questa e quella, senza riserve e senza ritardi; si ritiri quindi immediatamente ogni rappresentante presso l'ex-Repubblica Jugoslava e che tutti i suoi pretesi rappresentanti non siano riconosciuti come tali né come rappresentanti della nuova entità, non riconosciuta e non riconoscibile allo stato degli atti;
impegna il Governo italiano ad escludere qualsiasi riconoscimento nelle future trattative di pace alla situazione di fatto di "ridistribuzione etnica" perseguita ed imposta con la guerra, i massacri, il terrore che hanno provocato finora oltre un milione di profughi e ad assicurare il diritto ad un immediato ritorno dei profughi nelle loro terre d'origine, nel quadro degli Stati di appartenenza, riconosciuti dalla Comunità internazionale, dalla Comunità europea e dall'Italia; così come qualsiasi riconoscimento alla cosiddetta Repubblica federale di Jugoslavia fin quando non riconosca per Costituzione e legge a tutti i cittadini di Serbia e di Montenegro, a cominciare da quelli di nazionalità albanese, ungherese e del sangiaccato gli stessi diritti già riconosciuti ai cittadini ed alle minoranze dalle Repubbliche di Croazia, Slovenia e Macedonia;
denuncia la politica della comunità internazionale, in primo luogo della Comunità europea, come concausa dell'attuale tragedia, come complice degli aggressori e dei razzisti e militaristi che stanno mettendo a ferro e fuoco l'intera ex-Jugoslavia; politica questa attuata in violazione - oltre tutto - di ogni norma di diritto internazionale e, per quanto riguarda l'Italia, decisa in dispregio delle delibere e degli indirizzi dettati dal Parlamento; denuncia che con questa politica si stanno ripetendo i tragici, cinici e ciechi errori degli anni trenta e successivi, nei confronti delle violenze naziste e staliniste;
impegna il Governo ad intraprendere immediatamente tutte le azioni possibili e necessarie per l'adozione di misure energiche e sanzioni immediate contro l'aggressore e per fermare la guerra, sia nell'ambito delle Nazioni Unite che della Comunità europea e della CSCE;
impegna in particolare il Governo a richiedere al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di decretare l'embargo totale nei confronti delle Repubbliche di Serbia e Montenegro, l'interdizione dello spazio aereo e marittimo dell'ex-Jugoslavia a qualsiasi veivolo o nave militare, finchè l'esercito non si sia ritirato dalla Bosnia ed Erzegovina e dalla Croazia; di richiedere la liberazione immediata di tutti i prigionieri;
impegna il Governo ad inviare subito aiuti ai profughi ed ai rifugiati della Bosnia ed Erzegovina e della Croazia.
impegna il Governo ad attuare immediatamente quanto stabilito e indicato dalla presente mozione, assicurando inoltre, in ogni modo e con ogni mezzo legalmente possibile, la difesa dei diritti umani, civili, politici degli ex-Jugoslavi e una risposta adeguata per battere gli aggressori, isolarli e condannarli per i loro crimini di guerra e comuni.
Marco Pannella (Fed. Eu.)
Tarcisio Gitti (Dc)
Giorgio Ghezzi (Pds)
Andrea Buffoni (Psi)
Marco Formentini (Lega Nord)
Vincenzo Trantino (Msi)
Guglielmo Castagnetti (Pri)
Dino Madaudo (Psdi)
Francesco Rutelli (Verdi)
Paolo Battistuzzi (Pli)
Diego Novelli (Rete)
Helga Thaler Ausserhofer (SVP)
Luciano Caveri (Uv)
Mario Rigo (Lega Aut. Veneta)
Giancarlo Acciaro (Fed. Pens.)