Cara, Rita. Condivido in pieno il senso della lettera inviata a Maurizio Costanzo. Ricordo bene infatti campagne e slogan degli anni passati: "benvenuta Jugoslavia tredicesima stella della CEE". Consentimi di dissentire solo su un punto evidenziato dal testo inserito in questa conferenza. Maurizio Costanzo e' con ogni probabilita' - a mio avviso - un giornalista "anomalo" non solo in senso professionale ma anche in senso economico. Per dirla "terra-terra": il suo stipendio mensile arriva quasi a superare quello di un parlamentare ed un magistrato messi insieme a tal punto da poter fare da "ammortizzatore sociale" a numerosi giornalisti professionisti e non disoccupati... Trovo pero' un po' esagerato prendere spunto dall'inettitudine militante e professionale di una parte dei giornalisti sui temi della ex-Jugoslavia, per "sparare" (termine che va molto di moda purtroppo in questi giorni) sulla categoria con l'ironica equazione professionisti-albo-giornalisti, come si dice dalle nostre parti, "a ogni scrusciudi campanedda" (che tradotto dal siciliano significa: "ad ogni suono di campanella"). Sono disposto ad accettare le tante ambiguita' della categoria. Forse puo'sembrare retorico. Non dimentichiamo pero', che diversi giornalisti "professionisti" e non, italiani e non, per le strade di Sarajevo e negli altri centri abitati della ex-jugoslavia, ci hanno lasciato le penne (non ultimi gli inviati della sede RAI di Trieste). Credo che occorra una visione un tantino piu' serena nei confronti della categoria.