Roma, 26 luglio 1995
Caro Peppino,
ho pensato di rivolgermi ancora a te e, attraverso Agorà, al massimo numero di possibili interessati (sopratutto se appartenenti a un Club Pannella..) per analizzare approfonditamente qualche aspetto delle ragioni per le quali tu ed altri amici avete ritenuto fosse doveroso, e perfino urgente, allontanarvi dalla direzione di marcia dei Club per dare vita ad un altro e diverso tentativo, che voi ritenete più adeguato all'obiettivo di far crescere in Italia una forza autenticamente liberale (e "liberatrice", aggiungo io). Non ti dispiacerà, spero, perché ti annuncio che proseguirò in questo lavoro di riflessione critica, sempre affidandolo, come adesso, ad Agorà.
Lascio oggi da parte la più consistente - e forse definitiva - delle tue osservazioni, quella secondo la quale il ruolo storico di Pannella sarebbe in forse. Quel che penso in merito l'ho in parte detto rispondendo - in questa stessa conferenza - alla tua lettera del 13 luglio. Ci tornerò sicuramente sopra con altre osservazioni su cui spero tu possa trovare il tempo di meditare; oggi però affronto un'altra questione, impostami dalla stretta attualità.
Immagino tu sia stato presente, con Taradash e Vito, alla assemblea di Forza Italia dove è stato lanciato il progetto organizzativo del movimento per le prossime (?) elezioni. Ci fossi o meno, non riesco comunque ad immaginare cosa abbia potuto pensare, tu, con la tua storia ed esperienza, dinanzi al tentativo degli amici forzitalisti. Posso raffigurarmi le tue pur silenziose perplessità e il tuo disagio (rivelato, magari, da un piccolo tic...). Per chi, come appunto tu, ritiene che il movimento di Pannella sia inadeguato a creare il lliberalismo di domani, non deve essere stato facile accettare acriticamente l'impostazione data al modello di nuova una forza politica di cultura, appunto, liberale.
Non vorrei buttarmi a dire cose che io e te sappiamo scontate. Qualcuno mi ha osservato, sussurrandomelo imbarazzato all'orecchio per tema di essere udito da indiscreti, che Berlusconi ha ancora una volta confuso la politica con il commercio e la vendita porta-a-porta... Certamente, anche tu avrai scosso la testa sentendo parlare di bollini-premio di produttività, ecc. Io penso invece che, al di là dell'ingenuità e della inadeguatezza del linguaggio, la "trovata" berlusconiana significhi qualcosa di ancor più serio, e, magari, pericoloso. Secondo me infatti (e magari avrei amato sentirlo dire da qualcuno dei nostri ottimi amici politologi laici, che hanno strumenti intellettuali molto più affilati dei miei - e tuoi - per capire e giudicare la politica) Berlusconi ha niente meno che rivalutato, mutando appena lo stretto necessario, l'agit-prop degli anni '50, '60, quello che fece nascere la battuta dei comunisti "trinariciuti" del Bertoldo di Guareschi. Berlusconi, l'imputato di aver lanciato
la politica-spettacolo, ecc., ritorna ad un vecchio attrezzo, tipico dei suoi odiati avversari. Non demonizzo e non mi scandalizzo, no; ma mi pare ugualmente che sia un brutto passo indietro rispetto a speranze e propositi di pochi mesi fa. Certo, dopo la fine di partiti e parrocchie, Berlusconi doveva porsi il problema del "controllo del territorio", ma la soluzione è, so che ne convieni, inadeguata.
Ora, io mi domando come, liberali come te, come Pera, come Colletti, ecc. (non parlo, vedi, di un Baget Bozzo, che sul liberalismo non credo abbia fatto grandi riflessioni) possano non avvedersi del rischio di restare impigliati nella rete calata in mare da Berlusconi. E' vero, come sempre ci ammonisce Pera, che occorre accettare i rischi del maggioritario e delle coabitazioni che esso impone. Ma io penso che il maggioritario americano, quello sbandierato dai popperiani italiani, celi qualche piega non abbastanza considerata e tenuta presente quando se ne parla. E cioè che, di fatto, quel sistema poggia su una pluralità di figure, di forze, di soggetti, assai più vasta, articolata e distinta di quanto non appaia alla semplificazione europea. Queste figure e forze si coagulano assieme solo alla Convention preelettorale, una volta ogni quattro anni, ma per il resto viaggiano ciascuna per suo conto, lobby affaristiche e club liberali, sette fondamentaliste e attori californiani, nani e ballerin
e... La convention è l'occasione di un gigantesco mercato delle vacche dove programmi e organigrammi, affari e enunciazioni vengono a mescolarsi, a contemperarsi, forse anche a corrompersi, comunque a fondersi in un amalgama, magari solo di facciata e solo per arrivare a vincere le elezioni. Ma, appena usciti dalla convention, il liberal bostoniano si guarderebbe bene dal frequentare il cotoniere del Maryland o il petroliere texano o il lobbysta di Tammany Hall, anche se tutti hanno cercato di andare a letto con l'attrice californiana che era sul palco...
Ecco: che quel che manca in Italia, presso il Polo, è la Convention vera, cosa diversa da quelle che si svolgono oggi sotto questo nome: il luogo, retto da poche regole di mercato, dove dovrebbero convergere una volta ogni quattro anni all'incirca i liberal alla Pera, i procacciatori di abbonamenti televisivi di Berlusconi, i picchiatori della destra nazionale e i frequentatori di Casini. Ecco la soluzione da indicare, da promuovere, da tener d'occhio. Ma, invece di puntare su questa, o un'altra simile, dove siete arrivati voi, anche un po' frettolosamente? Sbaglierò ma credo che voi - tu e Vito, Pera e Baget Bozzo, ecc., tutti assieme - avete messo su un raggruppamento che è (lo avete detto in mille modi!) tutto interno al berlusconismo: E allora ti chiedo: con quale forza contrattuale? Tra l'altro, soggiungo, col rischio che qualcuno, avendo "nasato" la situazione, cerchi solo di approfittarne per dare la scalata ad una fettina di potere...
La scelta organizzativa fatta da voi (al di là del tentativo di assorbire alcuni Club Pannella) indebolisce innanzitutto le vostre posizioni teoriche, senza peraltro aiutare concretamente il Rassemblement nel suo assieme. Ad esempio: io sono certo (ma, se sbaglio, correggimi) che il vostro impegno di raccogliere un milione di firme attorno ad un progetto presidenzialista non possa camminare organizzativamente se non attraverso il porta-a-porta berlusconiano. A quale prezzo? Lo avete calcolato?
Tanto, almeno per oggi. Mi piacerebbe sapere che queste mie idee hanno suscitato qualche interesse presso amici e Club in qualche parte d'Italia. Comnque, per quel che potrò, cercherò di offrirle ancora, speranzoso che tu possa avere il tempo per una risposta sicuramente, almeno a me, assai utile.
Un caro saluto, tuo
Angiolo Bandinelli