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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Centro Radicale - 8 agosto 1995
intervista a Pannella
C'É LA GUERRA, NIENTE FERIE

Pannella al Parlamento: riprendeti i lavori e occupatevi dei Balcani

(L'Opinione, 6 agosto 1995)

"APRITE QUELLE PORTE".

Marco Pannella lancia da Bruxelles un forte j'accuse contro la decisione dì chiudere per ferie il Parlamento. Per i radicali è una battaglia antica: sin dal 1976, ogni estate, protestano contro la sospensione dei lavori di Camera e Senato. Ma quest'anno c'è una ragione in più. L'ammaina bandiera della Pivetti a Montecitorio mal si lega con i bollettini di guerra che giungono dall'ex-Jugoslavia.

Perché questa battaglia contro le ferie dei parlamentari?

Le ferie dei parlamentari non c'entrano nulla. Loro possono andare in vacanza, Camera e Senato no Perché hanno e mantengono 365 giorni all'anno non solo il potere legislativo ma anche compiti di vigilanza e controllo sull'esecutivo.

Se il ministro degli interni e la presidenza del Consiglio continuano a lavorare anche d'agosto, compito del parlamento è vigilare e controllare sul loro operato politico. Questo è vero da sempre. Ma quest'estate c'è anche una ragione in più: la guerra a ridosso dell'Adriatico.

L'Italia comunque, a colpi di comunicati e dichiarazioni tenta di farsi sentire sulla Bosnia.

La verità è che c'è in giro tanta indifferenza, mancanza di attenzione, sottovalutazione dell'importanza e dei rischi che la crisi dei Balcani comporta anche per noi.La chiusura del Parlamento in questo frangente favorisce ed avvalla il distacco politico e morale da quanto avviene nell'ex-Jugoslavia. E ciò giova soprattutto al solito pacifismo vecchio stile pronto a pagare qualsiasi prezzo, a tornare in ogni momento allo spirito di Monaco, pur di accontentare l'aggressore. Che nel nostro caso è il leader serbo Slobodan Milosevic.

Eppure la Farnesina in questi ultimi giorni a puntato il dito più contro Zagabria che contro Belgrado.

I partigiani della Serbia in casa nostra non sono mai mancati. Ma la faziosità di alcuni non può far dimenticare la verità di quanto è avvenuto e avviene sulla carta geografica. La Krajina è una regione della Croazia, compresa nei suoi confini internazionalmente riconosciuti.

Ma è occupata dalle milizie serbe spinte da Belgrado nell'intento di costruire una grande Serbia ai danni di croati, bosniaci, albanesi. É questo il disegno che ha partorito la guerra dei Balcani.

Ma se l'offensiva croata contro i serbi dì Knin è pienamente legittima perché il presidente Tudjman se la prende anche con gli Italiani d'Istria?

Sull'Istria ci sono molte strumentalizzazioni, troppe. E non solo da parte croata. Questo va detto chiaramente. L'offensiva

contro Knin è pienamente legittima, rientra nei diritti di uno stadi riappropriarsi dei suoi territori. Chi vi si oppone in nome della pace in realtà non fa che ripetere il falso pacifismo di chi chiude gli occhi di fronte alle più gravi violazioni dei diritti umani, come nel caso del Tibet occupato e oppresso dal regime comunista cinese. O degli albanesi del Kossovo la cui autonomia è stata fatta a pezzi dai decreti del parlamento di Belgrado.

E ne vede parecchio in giro di questo pacifismo?

É una delle merci che abbondano di più dalle nostre parti. Ma è un pacifismo che non porta alla pace ma alla resa. Parente prossimo di quello di Chamberlain e Daladier che nel settembre 1938 consegnarono a Monaco la Cecoslovacchia nelle mani di Hitler.

La Farnesina invece ha scelto fino a questo momento un profilo molto cauto nei Balcani, sostenendo le tesi del negoziato innanzitutto...

Una delle nostre tragedie è che da molti anni ormai l'Italia ha dei ministri degli esteri ma non una politica estera.

É una frase pesante.

É la verità. Nei Balcani non sappiamo che pesci prendere e facciamo addirittura gli occhi dolci a un tiranno come Milosevic. In Europa con la conferenza intergovernativa per la revisione di Maastricht alle porte, mandiamo come nostro rappresentante nel gruppo di preparazione dei lavori un funzionario capace ma di secondaria importanza. Li dove altri partner hanno mandato invece nomi di spicco. Ma tant'è: siamo nel consiglio di sicurezza dell'Onu, da gennaio guideremo l'Unione Europea ma di politica estera Italiana in giro non ce n'è ombra.

Insomma suggerisce all'Italia di battere un colpo, di farsi sentire. Ma come?

Sarebbe importante impegnarsi a favore del rafforzamento del tribunale internazionale contro i crimini commessi nell'ex-Jugoslavia. Tutta la giunta serbo-bosniaca

di Pale, guidata da Karadzic, ormai è sotto giudizio. Bisognerebbe triplicare il personale per consentire ai giudici di lavorare, documentare. L'Italia che con Amato fece sua la proposta del Tribunale, ora potrebbe farsi avanti per rafforzarne la struttura.

 
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