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Conferenza Movimento club Pannella
Faccini Liliana - 14 agosto 1995
Intervista a Marco Pannella di Francesco Verderami pubblicata dal Corriere della Sera Lunedì 14 agosto 1995

Pannella: Silvio in declino, accendo un cero alla Madonna

Si ribella dinanzi "al solito balletto sui nomi", chiede che la stampa informi sui nuovi 18 referendum radicali, che la smetta di usare l'incenso quando scrive dei "successi" del presidente del Consiglio in materia di politica monetaria, "perché se a Berlusconi fosse capitato quel che è successo a Dini con la lira lo avrebbero impiccato". Il solito Pannella, insomma, che non risparmia critiche al Cavaliere, reo di "aver smesso di fare il leader" e di essersi "rassegnato" alla politica di Palazzo pur di arrivare al più presto alle urne. Ma le elezioni il leader dei Riformatori le vede sempre più lontane: "Bisognava arrivarci prima, perché ormai non si andrà a votare entro l'anno. E allora, se questa ipotesi si dovesse compiere, ritengo che al voto non si debba arrivare prima di giugno dell'anno prossimo".

Giugno?

"Certo, non prima della scadenza del semestre di presidenza dell'Unione europea che da gennaio toccherà all'Italia. Solo dei baluba possono pensare al mese di marzo, solo degli irresponsabili e mentecatti possono ritenere che il nostro Paese debba presentarsi davanti alla comunità europea con un governicchio. Certo, in Italia tutto passa in secondo ordine rispetto all'interesse contingente di una fazione o di una persona.

Ma io ritengo che l'Italia debba dotarsi di un governo serio e ambizioso. Non possiamo perdere un'occasione storica. Qualcuno sa che l'Italia è attualmente membro del Consiglio di sicurezza dell'Onu? E che in coincidenza avremo anche la presidenza dell'Ue? Ecco, c'è la possibilità di incidere sulla politica internazionale. Altrimenti chiedo a tutti, a cominciare dal capo dello Stato, di non dire più una parola sulla Bosnia o sull'Algeria. Almeno abbiano il pudore di stare zitti".

Torniamo alla politica italiana. Il Polo è in subbuglio, litiga sulla possibilità che Dini sia il candidato premier del centro-destra alle prossime elezioni. Anche Berlusconi è tentato di passargli il testimone.

"Che Berlusconi gli abbia potuto offrire l'incarico non mi convince, mi puzza e non ci credo. E poi Dini deciderà quando entrare in scena autonomamente".

In che senso?

"Nel senso che Dini si muove per conto proprio, ha scelto la politica e governa la propria situazione con accortezza e determinazione. Solo ora gli altri se ne sono resi conto, ma la verità è che lui decise di scendere in campo già a marzo, quando invece di presentare una vera riforma del sistema pensionistico - quella che aveva elaborato nel governo Berlusconi - scelse una versione annacquata. Allora capii che voleva durare a Palazzo Chigi. In quel momento doveva essere chiaro che Dini era diventato il primo alleato di Scalfaro, che aveva sposato la strategia del Quirinale che il Polo, per rompere quel gioco, doveva far dimettere in massa i suoi parlamentari per arrivare al voto. Invece così non è stato e il disegno del presidente della Repubblica è andato avanti".

E qual è il disegno di Scalfaro? "Lui ritiene che siccome il centro-destra è pieno di gente incapace, non gli si possano affidare le sorti del Paese. Il problema è che più tempo passa, più si dimostra che Scalfaro ha ragione da vendere, visti i ripetuti errori compiuti da Berlusconi. Nel Polo la professionalità politica è zero".

Quindi Berlusconi è stato sconfitto da Scalfaro?

"Berlusconi deve decidere se contrattaccare o continuare a passare da una sconfitta all'altra, come gli capita da un anno e mezzo a questa parte"

Mentre Dini...

"Dini, e lo dico in termini elogiativi, è un uomo politico di destra e con una politica trasformista di destra. Lui può rappresentare il nuovo Andreotti, l'Andreotti del compromesso storico, l'Andreotti dell'accordo con Berlinguer, cioè l'uomo capace di portare avanti per quindici anni l'Italia nel segno della continuità, del consociativismo. Lui, crocevia di tutti i poteri potrà pensare di governare tutti i poteri perché li rappresenta: da Mediobanca ai sindacati".

Prodi si è detto felice se Dini andasse con lui.

"Dini ministro di Prodi? Al massimo è Prodi che può fare il ministro di Dini... Il problema è che la seconda Repubblica non è mai nata. Dopo il fascismo e il sistema partitocratico, siamo arrivati al secondo tempo della prima Repubblica: è la storia d'Italia che continua e Dini si è rivelato il migliore a gestirla. Siamo al declino definitivo".

E Berlusconi?

"Berlusconi è stata l'unica occasione di rovesciare il corso delle cose, una parentesi che temo si stia definitivamente chiudendo. Non sta facendo più il leader, ha paura di esporsi sui nuovi 18 referendum che abbiamo proposto, propone patti per garantire a chi perde le elezioni la presidenza della Camera:questo non è il sistema dell'alternativa con il quale ha vinto le elezioni ma il gattopardesco sistema dell'alternanza. Non mi pare più in palla. Da una parte c'è un polo con un D'Alema sempre più leader e dall'altra un altro polo con Berlusconi sempre meno leader. Accendiamo un cero alla Madonna"

 
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