PANNELLA ARRESTATO, POI LIBERO (SUO MALGRADO)REFERENDUM O NO, E' GIUSTO CHE SI DISCUTA SULLA DROGA
di Ugo Ronfani
Inesauribile Pannella! La sua pubblica e gratuita distribuzione a Roma di marijuana e hascisc, il suo atto di disobbedienza civile che gli è valso una domenica movimentata alla Mobile e gli arresti domiciliari, poi revocati in serata, ha avuto l'effetto di un bel botto in un panorama informativo francamente scontato, come la crociera di Buscetta, le anatomie delle finaliste al concorso Miss Italia nel mondo e le opinioni della campionessa di nuoto Van Almsik su zio Adolf. Tutto si può dire - e molto si dirà su l'ultima provocazione del number one dei Riformatori, maestro nel dominare il gran fracasso mediatico - ma non che non abbia posto, proprio nel momento di massima distrazione degli Italiani, il problema dei problemi, quello della droga, che da Palermo alla Costa Smeralda a Milano ha ancora mietuto, proprio in questi giorni, nuove giovani vittime. Può urtare l'"esibizionismo impertinente" (giudizio del Verde Mattioli) di Pannella, anche se al suo stile dovremmo essere abituati. E può apparire a prima vi
sta sconcertante che un esponente politico si metta a distribuire droga sia pur leggera come un qualunque spacciatore all'entrata di un night o di una stazione in barba delle leggi della Repubblica. Dovremmo però di fronte a questa provocazione agostana, cercare di ragionare al di là delle apparenze. E la sostanza, ribadita dallo stesso Pannella e dai suoi, è che si è voluto in questo modo non salutare l'evento dell'era della droga distribuita al popolo come l'acqua, la luce o il gas, ma "gridare" 1)che l'emergenza droga esiste, 2) che la legislazione in vigore è un colabrodo e 3)che occorre regolare la materia su nuove basi. Quali lo sappiamo, perché il gesto di Pannella aveva appunto lo scopo di rilanciare, dopo la "depressione" estiva, la campagna per il referendum sulla liberalizzazione delle droghe leggere e, per estensione, per gli altri diciassette referendum dai quali i Riformatori si attendono per l'appunto - a torto o a ragione: questo è un altro discorso - una spinta riformatrice nel Paese. Noi no
n siamo dei fanatici dei referendum a ogni costo; ma possiamo e vogliamo riconoscere che un referendum sulla droga, destinato a portare il dibattito nei gangli vitali della società, la famiglia e la scuola in primis, determinerebbe una mobilitazione civile di alta tensione, e aprirebbe un serio dibattito. Che cosa abbiamo invece attualmente? Un sistema proibizionistico che alimenta involontariamente, ma alimenta, l'immondo mercato del narcotraffico, produce violenza e morte e sbatte in carcere i tossicodipendenti-vittime mentre lascia impuniti i boss dell'eroina e della coca.Non è forse da escludere che in una società incline al disarmo morale, sulla liberalizzazione delle droghe leggere potrebbe innescarsi un pericoloso processo di "assuefazione mentale". Mentre la battaglie contro la droga può essere vinta soltanto "in interiore hominis", come rifiuto di barattare la propria vita contro i "paradisi artificiali". Il referendum, dunque, non è tutto. Ma il referendum, oggi, significa affrontare la questione.
Saggia decisione, perciò, la revoca degli arresti domiciliari. Non è certo tempo di "censurare" il dibattito sulla droga.