I Riformatori chiedono l'abolizione della riforma delle elementari con i tre insegnanti per due classi. Ed è subito polemica.
Un referendum per abrogare la riforma della scuola elementare, per intenderci quella delle tre maestre e dei moduli. Lo propongono i riformatori, che hanno già cominciato a raccogliere le firme, lo criticano i sindacati che parlano di "strumentalizzazione politica". E anche per i genitori cattolici lo strumento referendario è "misura efficace e affrettata". Per carità, non è che sia perfetta, la riforma, e su questo sono tutti d'accordo; ma da qui a decidere di abolirla - accusano i sindacati - anziché perfezionarla ne corre.
Ma i critici sono tanti e agguerriti. Per loro la riforma, come ha ricordato ad esempio Angelo Panebianco sul Corriere della Sera i moduli danno alla scuola elementare la struttura del liceo e la cosa è radicalmente sbagliata; si violentano ritmi e modi di apprendimento impedendo all'insegnante di adattare il programma scolastico e le sue scansioni alle esigenze dei piccoli allievi; si è fatta la riforma solo per salvare l'occupazione, alla faccia dei bambini.
Ma veniamo ai fatti: dal 1990, con la legge 148, più di 2 milioni e mezzo di bambini stanno sperimentando un nuovo tipo di scuola. Al maestro unico con ventiquattro ore di lezione a settimana è subentrata un'organizzazione - i cosiddetti moduli - che prevede tre diversi insegnanti per coppia di classi con un orario di 27 ore a settimana, che possono aumentare fino a 30 dove si insegna anche la lingua straniera. Nell'83% delle scuole italiane (nell'anno scolastico 93-94) sono entrati i moduli. Oggi, a 5 anni dall'inizio dell'esperimento - che dovrà essere verificato dal Parlamento - c'è da chiedersi cosa ha funzionato e cosa no. Nel frattempo, però c'è chi vuole "riformare" la riforma. Scatenando le ire dei sindacati.
"E' un colpo al cuore per noi che ci siamo impegnati per questa riforma - attacca Daniela Colturani, generale della Sinascel Cisl, il sindacato nazionale della scuola elementare e materna,- e continuiamo a crederci. Dati alla mano, possiamo dimostrare che c'è stata una razionalizzazione del sistema con la chiusura di centinaia di plessi, l'eliminazione di migliaia di classi e il mantenimento dell'organico del '90.: non abbiamo chiesto un posto in più. Nel frattempo, però, i bimbi sono diminuiti. Il deputato Riformatore Lorenzo Strik Lievers, nemico storico della riforma e promotore del referendum ribatte che "i sindacalisti e gli (ex) democristiani si oppongono alla sola idea che il referendum, sia convocato e si battono con la proposta in campo per abolire i mostri giuridici della pedagogia di stato e dell'insegnante privo per legge della libertà di insegnamento che l'obbligo rigido dei moduli ha imposto".
"Vorrei ricordare - continua Daniela Colturani - che i bambini arrivano alle elementare dopo 3 anni di scuola materna con due insegnanti, quindi la presenza di più maestri non li sconvolge. E poi la qualità è migliorata non c'è più un'insegnante tuttologo ma un gruppo unitario che lavora in modo collegiale. E'' vero, non sempre è facile costruire un team, soprattutto se si è abituati a lavorare da soli, ed è altrettanto vero che il carico di lavoro è molto aumentato per i docenti, ma , nonostante questo sono i primi a non tornare indietro. C'è anche da precisare che la riforma ha avuto un impatto completamente diverso al Nord e al Sud. perché il fatto d'avere più ore implica una presenza prolungata a scuola e, mentre in alcune realtà del paese ci sono le mense efficienti, il servizio trasporto, al sud abbiamo spesso a che fare con tripli turni e con classi stipate nel garage.
Per questo suggeriamo di avere pazienza, di correggere le rigidità dovute qualche volta anche a letture un po' troppo burocratiche della riforma, ma non di abolirla e basta. Perché davvero sembra la strumentalizzazione contro una riforma che qualcuno ha voluto definire dei catto-comunisti".
I genitori dell'Age dal canto loro ricorda o che un'eventuale revisione dei programmi è già all'esame del Parlamento e, pur riconoscendo la mancata flessibilità, gradualità e adeguatezza alle esigenze delle singole scuole, credono che questi problemi "non possano essere strumentalizzati da un referendum. Ci sono possibilità normali e istituzionali per valutare e migliorare la legge di riforma".