Due interviste de "La Stampa" a Casini (Ccd) e Manconi (Progressisti) sull'azione di disobbedienza civile di Marco Pannella e i Riformatori riguardo le leggi sulle droghe leggere."UN GESTO DEMOCRATICO"
Manconi: sì alla legalizzazione
La Stampa, 28 agosto 1995
di Maurizio Tropeano
"Quando si ritiene che una legge sia iniqua, violarla e affrontare le conseguenze e le sanzioni che quell'atto comporta è è una scelta squisitamente democratica". Luigi Manconi, senatore progressista e primo firmatario del disegno di legge presentato a Palazzo Madama per la legalizzazione delle droghe leggere esprime un "indubbio apprezzamento" per il gesto di Marco Pannella.
D. Senatore Manconi, esponenti del centro-destra alleati politici di Pannella hanno duramente criticato il suo gesto. Lei invece lo difende. Perché?
"E' vero, come dice Pannella, che l'antiproibizionismo non è né di destra né di sinistra. E' certo però che a sinistra l'antiproibizionismo e, più in generale, un atteggiamento di tolleranza e soprattutto il rifiuto della criminalizzazione dei consumatori - e, per quanto riguarda le droghe pesanti dei tossicodipendenti - hanno ben più larghi consensi. A destra, invece, domina il proibizionismo e l'ossessiva richiesta di più carcere per i tossicodipendenti e i consumatori".
D. Perché si dovrebbe legalizzare il consumo di droghe leggere?
"Noi riteniamo, come lo ritiene la letteratura scientifica internazionale che i derivati della canapa, cioè hashish e marijuana, non producano più danni di quanti ne producono sostanze perfettamente legali come superalcolici e tabacco. La più autorevole istituzione sanitaria pubblica degli Stati Uniti ha sintetizzato questo giudizio con le parole: "l'uomo sperimenta tali sostanze da cinquemila anni e non è mai morto nessuno". Per questo riteniamo che hashish e marijuana debbano essere assoggettate alla stessa disciplina prevista per il tabacco o i superalcolici".
D. C'è che afferma che tali sostanze producano effetti cancerogeni sull'uomo. Che cosa risponde?
"A chi contesta i temuti effetti cancerogeni di quelle sostanze non rispondo io, ma risponde uno dei principali oncologi europei, Umberto Veronesi, che ha sottoscritto l'appello per la legalizzazione da me proposto e pubblicato dal "Manifesto" e dal "Sole-24 ore".
D. Chi non vuole la legalizzazione afferma che le droghe leggere producono dipendenza. E' vero?
"A che contesta la temuto dipendenza di giovani da hashish o marijuana, non rispondo io, ma risponde Giovanni Bollea, fondatore della Neuropsichiatria Infantile in Italia: anche lui firmatario di quel documento".
D. Allora secondo lei quali sono le cose da fare?
"Le due cose più importanti da fare sono la legalizzazione dei derivati della canapa per sgombrare il terreno da un falso problema e per separare nettamente il mercato, il consumo, gli stili di vita di chi fa ricorso a sostanze - ripeto non più pericolose di un superalcolico - dal mercato, dal consumo e dagli stili di vita di chi fa ricorso a sostanze che danno la morte, eroina e cocaina".
D. E la seconda cosa da fare?
"Iniziare la sperimentazione in strutture sanitarie della somministrazione, sotto controllo medico, di sostanze stupefacenti e anche di eroina a quei tossicodipendenti che oggi non possono, perle ragioni più diverse, interrompere l'assunzione di sostanze. A chi non ha incontrato Don Ciotti o una psicoterapeuta, a chi non ha incontrato un progetto di vita gratificante o un servizio pubblico intelligente dobbiamo offrire un'alternativa diversa da quella impostagli oggi: o l'eroina di strada o l'astinenza".
D. E' convinto che questa sia la soluzione?
"La Stampa ha pubblicato un resoconto assai confortante dei risultati positivi che tale sperimentazione sta ottenendo in Svizzera".