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Partito Radicale Antonella - 4 settembre 1995
IL MINISTRO RISPONDE ALL'ARTICOLO DI PANEBIANCO
L'ADDIO ALLA MAESTRA-MAMMA E LA NUOVA SCUOLA ELEMENTARE

CORSERA SABATO 2 SETTEMBRE 1995 P.11

DI GIANCARLO LOMBARDI

L'editoriale di Angelo Panebianco sui referendum sulla scuola elementare, pubblicato sul <> del 30 Agosto ha indubbiamente un grande merito: fa conquistare ai problemi della scuola la prima pagina di un grande quotidiano senza dover ricorre ai fatti scandalistici ma entrando nel merito di alcuni problemi reali. Devo dichiarare subito che condivido e sottoscrivo le ultime parole dell'editoriale: <La riforma della scuola elementare (legge 148/1990) necessità senza dubbio di un adeguato ripensamento con l'intento di correggere e migliorare per quando possibile sulla base dell'esperienza maturata in questi anni. Quello che però appare un processo ormai irreversibile è proprio il superamento della figura dell'insegnante unico che il referendum proposto da Strik Lievers vorrebbe rimettere in discussione. Le argomentazioni di Panebianco sono intelligenti e in molti casi basate su disagi reali che vengono avvertiti all'interno della scuola elementare. E anch'io devo confessare che sono arrivato a viale Trastevere portandomi dietro alcune delle convinzioni di Panebianco. In primo luogo quella che la riforma della scuola elementare del 1990 con il superamento dell'insegnante unico e l'introduzione del modulo fosse sostanzialmente dettata da esigenze sindacali di sostegno all'occupazione in un momento di forte calo demografico. Oggi non la penso più cosi. Il contatto con la scuola reale mi ha fatto toccare con

mano gli aspetti positivi del superamento della figura dell'insegnante unico. Dal bambino tutto sentimento ed emozioni che ha bisogno della maestra-mamma al <> che teme una pluralità di figure didattiche e l'introduzione di importanti differenziazioni disciplinari. Da un tipo di insegnamento che non valorizza le competenze specifiche all'introduzione di nuovi ambiti di insegnamento con una forte accentuazione dell'insegnamento delle lingue straniere. Da una scarsa collaborazione tra gli insegnanti, all'esigenza di un forte coordinamento didattico. La riforma del 1990 e prima ancora i nuovi programmi del 1985 sono stati preceduti da un ampio dibattito che ha visto protagoniste tutte le componenti della scuola. In questi anni gli insegnanti sono cambiati. E' stato fatto un grande sforzo di formazione e di aggiornamento. E' nata proprio poche settimane la nuova facoltà di Scienze della formazione che dovrà provvedere alla loro formazione iniziale. E' difficile a questo punto immaginare

di poter tornare indietro con un semplice colpo di spugna.

Non sarei poi cosi convinto come Panebianco nel dichiarare che sempre e comunque se una riforma è appoggiata dai sindacati essa è certamente sbagliata. All'interno del sindacalismo scolastico esistono notevoli differenziazioni, c'è sicuramente il corporativismo ma c'è anche il senso di responsabilità e la capacita di pensare avendo presente gli interessi generali del Paese. Ma c'è un punto su cui Panebianco ha ragione da vendere ed è la necessità di assicurare nella scuola elementare l'unitarietà dell'insegnamento. Tale unitarietà esige la definizione di un patto tra gli insegnanti del modulo di formalizzare nel progetto educativo di Istituto. E' solo cosi che la libertà di insegnamento potrà essere fondata su un quadro di regole condivise evitando divaricazioni e conflitti tra i tre insegnanti del modulo che quando si sono verificate (e purtroppo si sono verificate in non pochi casi) sono risultate particolarmente dannose per gli alunni. In altri termini occorre evitare la frammentazione eccessiva dell'ora

rio che rischia di portare a una non voluta e sicuramente inopportuna <> della scuola elementare. Occorre ricordare che lo spezzettamento orario attuale è stato accentuato dalla circolare n.271 del 1991 che ha condotto le scuole a far prevalere la logica delle divisioni disciplinari ed orarie su quella dell'unitarietà dell'insegnamento. E' mia intenzione allentare i vincoli della circolare 271 e puntare ad una flessibilità del sistema che consenta una differenziazione tra primo ciclo (con una presenza di un insegnante di riferimento) e secondo ciclo ( con una suddivisione paritaria delle presenze). In questo modo penso che una larga fetta delle obiezioni di Panebianco troverebbero una esauriente risposta. Più in generale è mia intenzione avviare una riflessione sulla riforma della scuola elementare, sui suoi esiti e sopratutto sul parere del mondo degli insegnanti e delle famiglie. C'è già un tema su cui ho introdotto importanti modificazioni: la valutazione. Ho colto un generale disagio d

elle famiglie ma anche di molti insegnanti nei confronti di procedere di valutazione che sono diventate da un lato particolarmente complesse e dall'altro scarsamente interpretabili dagli utenti.

Anche in questo caso non penso che la soluzione ideale sia demolire tutto e tornare al voto ma certamente mettere in condizioni i genitori di comprendere come vengono valutati i loro figli. Se per ipotesi il referendum sull'abrogazione del modulo nelle classi della scuola elementare raggiungesse il numero di firme necessario e poi fosse approvato dagli italiani avremmo raggiunto un singolare risultato: l'abrogazione dell'unica riforma scolastica approvata in Italia nell'ultimo triennio. Se invece il dibattito suscitato da questa proposta referendaria conseguisse l'obiettivo di risvegliare l'attenzione dell'opinione pubblica e l'impegno del Parlamento in materia scolastica forse potremmo superare quella vera e propria <> in materia scolastica che affligge da molti anni il nostro Parlamento.

Vorrei ricordare a me stesso e ai lettori che negli ultimi vent'anni per ben quattro colte un'altra importante riforma, quella della scuola media secondaria superiore è stata approvata da un ramo del Parlamento senza raggiungere la definitiva approvazione. Negli stessi anni in Francia sono state approvate quattro successive riforme scolastiche, frutto di quegli inevitabili aggiustamenti che l'esperienza suggerisce al legislatore.

E troppo sperare che anche in Italia la macchina delle riforme scolastiche, anche grazie al dibattito suscitato da questa proposta referendaria, si rimetta in moto?

 
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