AD ABITARE IN VIA BOTTAI, MI SI ABBASSEREBBE IL MORALE. Roma, 5 settembre 1995
Dichiarazione di Lorenzo Strik Lievers, deputato riformatore:
Francesco Rutelli domanda: ma lo sapete chi era Bottai? Per aiutarlo a evitare un errore, mi permetto di rispondergli segnalandogli alcuni passaggi dell'ultima edizione (1993) della classica "Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo" di un storico non accusato, mi sembra, di faziosità antifascista, ossia di Renzo De Felice.
Nell'estate del 1938, alle prime avvisaglie della politica antisemita del fascismo, prima della emanazione delle leggi razziali, scrive De Felice, mentre altri ministeri si muovevano con cautela "il ministero che più di ogni altro tenne a mostrarsi ultrazelante fu quello dell'Educazione nazionale", retto da Bottai. "Appena avuto finalmente il via, Bottai subito si scatenò in ogni direzione" con "una serie di circolari.(...) Ai provveditori scriveva: 'Nella scuola di primo grado, coi mezzi acconci alla mentalità dell'infanzia, si creerà il clima adatto alla formazione di una prima, embrionale coscienza razzista, mentre nella scuola media il più elevato sviluppo mentale degli adolescenti (..) consentirà di fissare i capisaldi della dottrina razzista'", e via crescendo. Fino all'ordine agli storici di "orientare razzisticamente gli studi", proseguendo con l'esclusione degli ebrei da ogni incarico scolastico. "Per fortuna", aggiunge De Felice, "non tutti erano zelanti come Bottai e non tutti erano pronti, pur d
i mettersi in bella luce agli occhi del padrone, a dimenticare e a calpestare le norme più elementari del diritto e dell'umanità" (p. 282).
Alla riunione del Gran Consiglio del 6-7 ottobre 1938 che decise ufficialmente la persecuzione degli ebrei, Bottai fu uno dei più duri sostenitori della linea antisemita, contro le resistenze di Balbo, De Bono e Federzoni. Egli stesso nel proprio diario - che cito ancora da De Felice - si vanta di aver respinto ogni idea di riammettere gli ebrei nelle scuole con queste parole: "Riammettendo gli ebrei nell'insegnamento - concludo - noi abbasseremmo il livello morale della scuola." E, soddistatto, aggiunge: "La mia tesi è accettata".
Con tutta la debita considerazione per altri aspetti dell'opera di Bottai, debbo confessare che mi troverei a disagio se dovessi abitare in una via a lui dedicata. Ecco: mi si abbasserebbe il morale.