Dichiarazione di Primo Mastrantoni, Coordinatore Nazionale del Referendum sulla caccia
Roma, 11 settembre 95
"Posso comprendere le dichiarazioni dell'Arcicaccia: per un'associazione di sinistra è difficile sostenere norme fasciste e guerrafondaie, ma i dirigenti dell'Arcicaccia evidentemente non hanno ben chiaro il concetto di democrazia diretta e rappresentativa. Definire eversivo l'istituto referendario significa negare uno degli istituti di democrazia previsti dalla Carta Costituzionale.
L'Arcicaccia confonde volutamente la attuale legge sulla caccia, la legge 157/93, con il famigerato articolo del codice civile, l'842, tutt'ora urgente, che consente ai soli cacciatori l'accesso ai fondi agricoli privati, anche con la complicità degli stessi agricoltori. Un privilegio, retaggio del periodo fascista, quando la diffusione delle armi, anche quelle da caccia, , costituiva addestramento pre bellico.
Quanto alle accuse di voler trasformare l'esercizio venatorio in attività mercantile, da svolgersi nelle riserve private. Ricordo all'Arcicaccia che analoga accusa ci veniva rivolta quando raccoglievamo le firme per il referendum antinucleare: allora eravamo al soldo dei petrolieri.
L'Arcicaccia non si rende conto che sta difendendo posizioni corporative uniche in Europa.
L'invito, per tutti i cittadini, è quello di rispondere a simili posizioni recandosi a firmare, da subito, presso le Segreterie Comunali