L'osservazione di Donvito è certo pertinente, e da me condivisa senza ombra di dubbio per tutto quanto concerne la libera espressione delle idee. Quando, però, il libro - e non un quotidiano o un periodico, che resta in vendita per un periodo molto limitato e che in altri numeri può e deve pubblicare smentite e confutazioni - contiene una falsità evidente che danneggia una parte precisa e nello stesso tempo il diritto alla conoscenza dei lettori, credo sia bene ricorrere anche al sequestro; che non toglie certo all'autore ed all'editore il diritto di riproporre l'opera con le correzioni dovute.Come ripeto, ciò vale esclusivamente in caso di chiare distorsioni di fatti, e in nessun caso potrebbe essere invocato rispetto alla presentazione di opinioni di qualsiasi genere.
La questione è di notevole interesse, in particolare, in un periodo di riemersione di testi di propaganda razzista ed antisemita in alcuni Paesi; in Russia, ad esempio. Quando un autore sostenga che a suo avviso si possono concepire delle discriminazioni razziali, deve avere il diritto di farlo anche se noi siamo certi che sia una idiozia pericolosissima; ma se scrivesse che è matematicamente dimostrato che esistono razze inferiori (ed eventualmente aggiungesse che anche Marco Pannella è d'accordo), sarebbe probabilmente opportuno pretendere che il volume venisse tolto dalla circolazione.
Si intende che questa richiesta dovrà essere presentata all'autorità giudiziaria, che potrà accoglierla con una sentenza dopo avere valutato autonomamente il caso; mai un provvedimento di sequestro potrà essere preso in via amministrativa, cosa che è invece propria dei regimi totalitari e che costituisce una deviazione fondamentale dalle regole di un ordinamento democratico.