ieri notte ho inviato al Quirinale un fax contenete questo testo:

Egregio Signor Presidente,

inizio, assieme a oltre 300 persone, il quinto giorno di digiuno per appoggiare e sostenere lo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella.

Ho, abbiamo speranza che questa iniziativa nonviolenta consenta dialogo e comprensione reciproca.

La Sua parola, Presidente, in questi mesi ha indicato, ripreso, orientato il Paese più volte e con più forza di quanto avessero mai fatto Suoi predecessori.

La Sua parola, Presidente, è risuonata in ogni casa, trasmessa da tutte le maggiori emittenti radiofoniche e televisive, e quel "non ci sto" ha senza dubbio fatto comprendere come, nei momenti più drammatici, Lei non esiti a rivolgersi direttamente ai cittadini.

Per questo, oggi, il Suo silenzio ci assorda.

Oggi come allora, così come è avvenuto quando Le chiedevamo una parola quale garante delle regole democratiche e costituzionali, rispetto ai previsti e poi confermati orientamenti quantomeno acostituzionali della Consulta.

Sempre il tema referendario, sempre il tema della libertà del cittadino a potersi esprimere laddove il Parlamento non ne sia capace.

Signor Presidente, quella parola allora non è venuta. Oggi tutto sembra ripetersi e perpetuarsi, e ancora una volta, facendoLe fiducia, diamo corpo alle nostre speranze e offriamo vita per la vita di un diritto che è Suo preciso compito difendere, non costruire.

Forse non è più possibile riparare i danni, tuttavia è necessario affermare che quel che è avvenuto è illegale, arrogante, antidemocratico. E' necessario ricordare, perché senza memoria la Storia e le storie di donne e uomini che vivono in questo Paese rischiano la strada senza uscita della legge e della verità del più forte.

Signor Presidente, oggi anch'io dico con forza il mio "non ci sto", inerme ma non inerte, senza la forza del potere ma con la tenacia dell'affermare il possibile. Non lo lasci cadere nel nulla.

Attendo con fiducia.

John Fischetti

--- MMMR v4.10i beta * Gutta cavat lapidem