Il mio testo n.3300 è stato molto commentato. Alcuni ne hanno giudicato sfavorevolmente il contenuto, altri hanno reagito violentemente ad esso. Altri ancora hanno condiviso i giudizi e censurato le reazioni.
Risposta ai giudizi.
Un paio d'anni fa fui ricoverato d'urgenza all'Ospedale San Giacomo. Fui fortunato perché mi volevano collocare in un corridoio, poi in un altro reparto mi trovarono un posto in una stanza a sei letti. Ricordo in quell'occasione l'onorevole Ombretta Fumagalli Carulli, che, con un arto fasciato, passava avanti a tutti i normali cittadini che facevano la fila per parlare con il primario.
Dunque domandarsi quale trattamento riceva un leader politico in un ospedale pubblico è cosa non solo lecita, ma anche opportuna da un certo punto di vista. L'area giusta, nel caso di Pannella, era senza dubbio questa, tanto è vero che ho avuto risposta immediata.
La domanda aveva due fini: 1) sincera curiosità di conoscenza, dovuta alla mia passata esperienza; 2) indiretta provocazione.
I radicali sono stati definiti "provocatori sublimi" da Giorgio Bocca. Della provocazione, anche plateale, hanno fatto una delle loro armi vincenti. Evidentemente però la provocazione deve essere a senso unico. Se si rivolge verso di loro subito diventa cattivo gusto, insinuazione meschina, caduta di stile, miseria intellettuale. E' un modo in più per chiamarsi fuori dalle regole del gioco, in nome di una presunta diversità. Ma come, mi si obietta, di fronte all'importanza delle questioni che stiamo trattando, all'esempio di coerenza e coraggio, tu ti perdi in una simile quisquilia? Questo è qualunquismo che non ti fa onore.
Io ho sentito molto spesso leader e militanti radicali usare toni che considero qualunquistici (l'ultima volta ieri sera). Ma non voglio insistere su questo. Voglio solo precisare che la mia provocazione era invece politica. Non chiedeva la forca per l'uomo potente con un "rutto sottoproletario", ma suggeriva che nessuno può chiamarsi fuori da dubbi e verifiche. Metteva quindi Pannella e i radicali sullo stesso piano degli altri partiti, e con ciò negava la "purezza", la "estraneità" al sistema politico "partitocratico" (parola non mia) che i radicali/riformatori rivendicano per la propria identità. Per questo penso di avere suscitato reazioni così violente.
Risposta alle reazioni.
Frequento da quasi cinque anni agorà telematica, e ho discusso di politica con confronti aspri e in toni civili, in molte conferenze, senza che mai, se ben ricordo, la discussione sia degenerata. La prima volta che ho scritto quattro righe in questa conferenza sono stato accolto da contumelie. Il tutto in nome del dialogo, della tolleranza, della nonviolenza, delle idee liberali, liberiste e libertarie.
In qualsiasi altra area il moderatore sarebbe intervenuto a tutela dell'utente, ma questa è evidentemente un'area franca. Un luogo di culto che ho profanato.
Non mi sembra esistano le premesse per proseguire qui il dialogo, che riprenderò, forse, altrove.
Ringrazio gli amici che sono intervenuti in mio sostegno.
Ringrazio coloro che, nel dissenso, sono intervenuti con toni civili.
Ringrazio anche chi ha avuto la pazienza - e evidentemente la considerazione per la mia persona e le mie idee - di andarsi a cercare i miei testi (mi spiace ne mancasse uno sui referendum); dovessi riscriverli, non cambierei una virgola.