Le vorrei far presente che sono stato vittima,nella conferenza movimento dei club Pannella,
di insulti "apostrofati" dall'abbonato P.Pietrosanti.
Il mio testo (numero 3339) che ha caustao la reazione incivile e scurrile del signor
P.Pietrosanti, non conteneva alcuna offesa o ingiuria: contariamnete
facevo rilevare ai "conferenzieri" locuzioni volgari adoperate in risposta
ad un testo dell'abbonato Arrigo Quattrocchi.
Pur rispondendo ad una mia possibile provocazione politica, il signor Pietrosanti
non aveva alcun diritto (nel testo n 3343) di trattarmi con un simil linguaggio scurrile
e incivile: come è posibile che in una conferenza di agora' si possa essere insultati
senza che il moderatore della conferenza intervenga?
Tengo a sottolineare che il mio intervento (ripeto) pur avendo contenuto polemico,
non infrangeva alcuna legge (morale e civile) mentre il testo del signor Pietrosanti
è perseguibile legalmente...
Come ho già chiarificato nella suddetta conferenza, non ho alcuna intenzione
di intervenire legalmente, ma chiedo formalmente un suo provvedimento a riguardo.
Per evitare fraintendimenti riporterò il seguente testo e i precedenti
nella conferenza il fatto del giorono.
cordialmente
federico Schneider
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Egregio Sig. Schneider,
lei pone una questione molto importante sulla quale si è spesso discusso in questo sistema: quali sono i limiti della polemica "telematica" e quali regole sono poste a tutela dell'onorabilità dell'abbonato fatto oggetto di offese e ingiurie.
Prima di entrare nel merito del problema, esprimo il mio parere personale sulla questione che la riguarda: le ingiurie che le sono state rivolte, anche se facevano seguito ad una sua provocazione che veniva percepita in maniera molto grave da chi partecipava ad un momento molto drammatico di lotta politica, sono la manifestazione di uno smarrimento della ragione, certamente momentaneo a partire dalla mia conoscenza e stima delle persone che hanno replicato alle sue affermazioni. Rispondere ad una provocazione, anche grave, semplicemente e solo con l'ingiuria è infatti sempre manifestazione di inadeguatezza e di debolezza perché si rinuncia a utilizzare gli argomenti preferendo ricorrere ai facili e scontati insulti.
Ma ritorniamo alle "regole" di Agorà.
Per molto tempo abbiamo cercato di definire dei principi e dei meccanismi che consentissero di tutelare la reputazione dell'abbonato, affidando prevalentemente al moderatore questo compito e dotandolo dei conseguenti poteri ("black list", diritto di cancellazione dei testi, etc.). Il risultato ovvio e del resto prevedibile è che ogni moderatore ha percepito in maniera diversa il limite fra polemica e ingiuria, fra legittimo scontro di opinioni e diffamazione. Non potrebbe essere diversamente dal momento che una fetta importante del lavoro di tribunali, avvocati, pm e giudici viene impiegata proprio per tracciare questo impalpabile confine.
Quotidianamente assisto a discussioni fra moderatori "permissivi" e coloro che non tollerano neppure una discussione "vivace" e "colorita". Ogni qualvolta si ritiene che il moderatore non abbia sufficientemente tutelato la reputazione di un abbonato, si chiede al direttore di questo sistema di definire una volta per tutte la Regola.
Io sono arrivato alla seguente conclusione, dopo molte riflessioni e ripensamenti: il mezzo telematico non consente per sua natura alcun intervento di rimozione dei testi ritenuti offensivi.
Una regola infatti, per essere tale, deve poter essere applicata. Qualcuno ritiene possibile qualsiasi forma di intervento efficace in un sistema interattivo con migliaia di utenti (che potrebbero diventare decine di migliaia nei prossimi anni) che quotidianamente scrivono migliaia di testi pubblici?
Bisognerebbe avere decine di "giudici telematici" che quotidianamente vigilassero su quello che viene scritto.
Non è evidentemente possibile né credo auspicabile. Né si può chiedere al direttore di leggere tutti i testi pubblici perché non basterebbero 24 ore. Ulteriori problemi si pongono nel momento in cui l'utenza telematica è costituita da persone di diversa nazionalità. Questa affermazione trova del resto conferma nei "news-group" della rete Internet dove nessuno si sognerebbe di attivare meccanismi di cancellazione dei testi.
Concludo quindi con la risposta al quesito iniziale: "quali sono i limiti della polemica "telematica" e quali regole sono poste a tutela dell'onorabilità dell'abbonato fatto oggetto di offese e ingiurie": solo quanto è previsto e sanzionato dal Capo II (dei delitti contro l'onore) del Codice penale. Il moderatore può naturalmente stabilire regole più restrittive ma in sua assenza o latitanza ricade sull'abbonato che si ritiene ingiuriato o diffamato l'onere di ricorrere davanti al tribunale (è del resto già accaduto in due occasioni).
L'esperienza positiva della conferenza IL FATTO DEL GIORNO, priva di moderatore e che ha come Regola la totale libertà di scrittura, mi convince ulteriormente della bontà di questa conclusione.