Roma 3 ottobre 1995
Sintesi dell'intervento del senatore Sergio Stanzani (Riformatore, vice presidente del gruppo di Forza Italia):
"Dire di no oggi alla legge finanziaria è indispensabile per dire il più duro dei no ad una politica contraria agli interessi del nostro paese. Alla riduzione della politica e della vita costituzionale italiana a irresponsabile scontro di potere e di sottopoteri; al trionfo del barbaro principio pseudo giuridico dell'emergenza. Per dire: "basta" all'annullamento delle dialettiche costituzionali e istituzionali. Per ristabilire l'incommensurabile distanza che è sempre stata la nostra, con il regime delle fazioni, dei ceti privilegiati, burocratici e prevaricatori. E per rilanciare una lotta per un sistema fondato sulla legge, sul diritto, su un consapevole e liberante sistema democratico e liberale di classe, ripeto di classe, crocianamente inteso.
Per rompere gli indugi anche della parte parlamentare cui appartengo e che non può continuare a somigliare ad un areopago di correnti e di sensibilità tra loro molto diverse (democristiane? Partitocratiche?), a regno del "ni" al momento delle scelte, e di fracassanti quanto sterili denunce tra l'una e l'altra di queste. Perchè non vigliamo che continui la dilapidazione cinica e cieca di secoli di apprendimento democratico e liberale, giuridico e istituzionale.
Occorre, urge, denunciare che troppa parte della sinistra non ha annullato affatto le proprie tradizioni totalitarie, autoritarie e intolleranti.
Perchè voi, colleghi della maggioranza di oggi, con lei alla testa, signor presidente del Consiglio (sia pure formalmente, poiché sostanzialmente sappiamo bene, lei e noi, come tutti, che nella sostanza così non è) potete immaginare che sia possibile realizzare nella storia e nelle società contemporanee grandi progressi senza grandi conflitti sociali, economici, di interessi. Illusione fascista, comunista, partitocratica. Mai liberale.
Questo non è stato il governo "al di sopra delle parti", ma al di sotto, come è inevitabile nel mondo moderno democratico e costituzionale, come i liberali ben sanno. E' stato questo "suo" il governo di D'Antoni e Cofferati, di Treu e di Mastella, punta di diamante della continuità democristiana e partitocratica dfella gestione dello Stato, della economia, del sociale.
Oggi sembra che la Confindustria si penta. Che sia finalmente la volta buona in cui saprà praticare il rischio di impresa, economico e politico, come quasi mai in ottanta anni, non foss'altro che nella campagna per i referendum, e attraverso quella che è l'ispirazione profonda di Silvio Berlusconi, braccato come una bestia da una muta feroce di politici e di fazioni impotenti e fameliche, e comprenderà che questa è la carta più prudente da giocare sullo scacchiere interno e internazionale?
Voi avete fatto l'esperienza che in Italia dei "tecnici" non possono che essere conservatori del nulla, e distruttori del poco che di vivo esiste, civilmente, fors'anche moralmente (ma di questo poco so), e politicamente in Italia. Nel momento in cui il collega Andreotti è trascinato in giudizio secondo le regole feroci che usano nelle guerre di successione le mafie vincenti contro quelle perdenti, proprio da parte o con il sostegno di chi - colleghi della cosiddetta sinistra - vi riuscì di impedirci di inviarlo a processi naturali e legittimi, occorre riconoscere che egli può aggiungere allo sgomento ed al timore che sicuramente prova, una grande ragione di soddisfazione: governano l'Italia, oggi, in Parlamento e ovunque, nell'altro che epigoni della sua cultura, della sua politica e , purtroppo, delle sue capacità di statista e diciamo che occorre, preventivamente, che ve ne andiate."