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Conferenza Movimento club Pannella
Faccini Liliana - 8 ottobre 1995
LA REPUBBLICA SABATO 30 SETTEMBRE 1995 pag. 5

La campagna referendaria si ferma a 250 mila sottoscrizioni. Il leader annuncia dall'ospedale la riproposizione dei quesiti, aggiungendone altri due

PANNELLA NON SI ARRENDE

FALLITA LA RACCOLTA DI FIRME, CONTINUA IL DIGIUNO

di Alessandro Longo

Alle sei della sera appare Marco Pannella. Esce a piedi dalla sua camera, la numero 61 del reparto di medicina del San Giacomo di Roma. Veste i calzoni azzurri di una tuta, un maglione blu, zoccoli bianchi ai piedi, gli stessi che usano portantini e infermiere.

E' diventato improvvisamente vecchio, il viso affilato, bianco, gli occhi mobilissimi inclini alla lacrima, la pelle del collo cadente, le labbra secche, la bocca impastata.

"Ma sto bene dentro" dice. Non mangia e non beve da 5 giorni, non accetta terapie, solo questo ricovero in ospedale, da dove può lanciare i suoi messaggi, vigilato dai poliziotti, finalmente ascoltato, con i riflettori Rai e Fininvest pronti a testimoniare il progressivo deperimento.

Il problema non sono più i 18 referendum. Quelli sono persi, la campagna è fallita, 250 mila firme soltanto, centomila all'ultimo minuto, una sconfitta che brucia, attribuita all'indifferenza colpevole dei media. Il "crimine compiuto" è un altro, molto più grave, dice il leader dei Riformatori. Ha un foglio tra le mani, quasi non volesse perdere il filo, un po' legge, un po' improvvisa come al solito: "E' stata inferta una profonda ferita alla verità e alla conoscenza. Venti milioni di persone avrebbero voluto firmare i referendum, non l'hanno potuto fare". Si è accorto il presidente Scalfaro, "antico e nobile collega", che sono stati "cancellati" i diritti costituzionali dei cittadini? Ed è disposto ad andare fino in fondo, lui che ha sempre detto che le ferite alla verità sono più gravi di quelle alla persona? Si agita sulla sedia, Pannella, malati in vestaglia lo guardano. dal capo dello stato vuole cose concrete, non basta "aver passato il cerino" alla commissione di vigilanza. Non basta la "deplorazione

" nei confronti della Rai reticente sui referendum. Pannella vuole quattro parole da Oscar, difensore dello Stato di diritti: "Percorra il Golgota. Ammetta ciò che è successo., parla tutti i giorni, non può tacere la verità. Lo dice: c'è stata una ferita , ci sono state azioni e omissioni, queste hanno prevalso sotto i miei occhi. Tutto ciò non succederà mai più".

Il linguaggio freudianamente supplisce a ciò che il corpo rifiuta. Pannella evoca "la parola liquida"., la "sete di democrazia e di tolleranza". "il grano da accomulare", in vista dell'inverno, avverte che la fine del suo digiuno dipende "da quanta acqua e quanto pane saranno dati alla speranza di questo Paese".

Non ha mai bevuto, confermano in ospedale. In compenso è stato sveglio tutta la notte, ha parlato fino alle quattro del mattino con il suo compagno di stanza colpito da paresi. Di politica, dei referendum, dello sciopero. uno dei tanti della sua vita. Il 14 gennaio del '94, fece la stessa cosa "in difesa dei diritti dei cittadini ebrei e di tutti i cittadini sui referendum sulle elezioni"; nel maggio del '92, lo sciopero era "per sollecitare interventi immediati del governo italiano e della Cee in Bosnia Erzegovina"; nel novembre '91 "per il riconoscimento delle repubbliche diventate indipendenti dalla Jugoslavia"; nel giugno '84 "contro le decisioni del governo sulla fame nel mondo"...

Per i medici la sua battaglia politica è soprattutto una grana. E' "supercosciente", non possono imporgli di curarsi. Oggi decideranno se ricorrere al giudice per un trattamento coatto. Intanto, all'ora di pranzo gli hanno fatto le lastre. Ci è andato da solo, niente barelle o sedie a rotelle, la sua compagna Mirella, medico, vicino a lui, in camice bianco.

E' allenato, ma corre rischi seri, dice il nefrologo. Il blocco renale può causare danni irreversibili-. "Irriducibili", come li definisce lui, rivelando una crepa nell'eloquio. Altro che "ricatto" come pare abbia definito Scalfaro la sua "lotta contro il tempo". "L'amore non conosce ricatto - gli risponde Pannella sublimato dal digiuno - La verità non è mai ricatto se non per chi non la vuole".

Nei corridoi dell'ospedale qualcuno sussurra di una richiesta di proroga per i referendum, addirittura una frase: "Datemi 15b giorni ancora o mi lascio morire". In realtà i giochi si chiudono oggi, i moduli per firmare sono già stati ritirati da molti Comuni. "Non una sconfitta, ma un insuccesso - commenta il riformatore Paolo vigevano - Se solo ci fosse stata più informazione..."

E invece Pannella ha dovuto farsi ricoverare per avere attenzione.

Dal suo foglio di appunti annuncia: "Fra sette giorni ricominciamo daccapo, dal sei ottobre prossimo riprende la grande campagna alternativa al regime". Questa volta i referendum non saranno più 18 ma venti." Le new entries sono l'abolizione del sostituto d'imposta e del Pra, il Pubblico registro automobilistico.

Alle quattro del pomeriggio lassù, al terzo piano, un malato muore. Arriva la bara. Pannella, dalla sua stanza non può vedere. Definisce il suo sciopero "una marcia di speranza". dice rivolto alle telecamere: "Si rischia la vita per non rischiare la morte di una civiltà, di uno Stato". Assicura: "Non è ancora il momento di mettere questo sciopero". Insomma, continua. Poi scompare dietro il vetro del reparto lasciando cadere una frase: "Fai quello che devi, accada quello che può".

 
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