SCIOPERO DELLA FAME: - Il leader referendario Marco Pannella torna a criticare Scalfaro
PANNELLA: "E' MEGLIO L'ESERCIZIO PROVVISORIO CHE PROSEGUIRE COSI'"
di Maurizio Amoroso
Sui Referendum (passati da 18 a 20) promette battaglia, un vero e proprio autunno caldo". Sulla finanziaria anticipa un secco no, anche per evitare che si affermi "la linea Mastella". E sul presidente della Repubblica va giù duro. E chiede che ammetta "la violazione della verità". Marco Pannella, al tredicesimo giorno di sciopero della fame non ha ancora il colorito tradizionale e appare dimagrito. Ma non ha certo perso la verve polemica.
- Allora Pannella, domani Dini arriva al Senato per chiedere appoggio sostegno alla sua manovra finanziaria.
"E invece la mia convinzione è che, che con grande decisione, occorre dire no. Un no chiaro, duro, netto. Principalmente per due ragioni".
- La prima?
"Perché questo è un governo che deve andare via. L'igiene democratica lo esige. Direi anche l'igiene costituzionale, se non temessi di dare inutilmente un altro dispiacere al nostro "amato" presidente".
- E la seconda?
"Perché bisogna dire di no al ricatto dei mercati internazionali. Ormai ci hanno ridotto a una situazione in cui basta uno starnuto di un sottosegretario tedesco per far perdere decine di punti alla lira e allontanarci dall'Europa. E allora perfino la prospettiva, che non è affatto obbligatoria, di un esercizio provvisorio del bilancio la ritengo migliore dell'andare avanti con questa situazione drogata, nell'economia e anche nell'informazione".
- Parla della mancata informazione sui referendum?
"Sì. Ed è per questo che continuo lo sciopero della fame. Noi abbiamo dei sondaggi. Dicono, per esempio sulle leggi elettorali, che l'80 per cento degli italiani vuole bipartitismo. sui quesiti più tormentati, aborto e droga, la percentuale è del 40-60 per cento. La mancata informazione - e la solita ostilità partitocratica - non ci hanno permesso invece di raggiungere le firme necessarie". Allora Scalfaro deve ristabilire la verità".
- Già ma Scalfaro continua a non voler sentire.
"Avevamo chiesto al presidente della Repubblica di prendere atto che l'esercizio di un diritto-dovere costituzionale veniva messo in crisi dall'ignoranza e dalla mancata informazione. E' questo il bene che vogliamo tutelare, la conoscenza e la verità, sottrarre alla gente come con trent'anni di Tangentopoli. Su questo la violazione delle regole è evidente".
- Ma allora a Scalfaro cosa chiede?
"Solo una cosa: che lo dica, che riconosca che la legalità è stata ferita. Implicitamente, ma chiaramente, direbbe che questo fatto non si deve più ripetere. La nostra speranza è che il presidente torni nel proprio Palazzo, che dovrebbe quello della garanzia delle regole. e che cessi di dover essere discusso. Quando lo sento dire che ci vogliono nuove regole...beh, è già improprio. Dobbiamo dirgli che questa par condicio è una truffa sempre più grave. Lui non può, in nome della Costituzione, rivendicatore delle regole da venire quando quelle che già ci sono non vengono rispettate".
- E adesso sarà l'autunno caldo dei referendum?
"La vera riforma, in Italia, è una rivoluzione liberale. E i venti nostri referendum sono venti punti di un programma di governo liberale. Noi ripartiamo con questo obiettivo, nel Paese. A Roma già da Sabato si vedranno i primi tavoli. E stiamo già raccogliendo delle pre-firme. Da Milano e Napoli mi dicono che c'è letteralmente ressa. Temo di poter dire, però, che non esiste oggi forza politica che abbia adottato anche solo cinque o sei dei nostri punti".
- E i rapporti Berlusconi?
"Da febbraio dico che il polo in quanto tale mi sembra politicamente defunto. Già allora dicevo che occorre una alleanza fondata su un programma di governo e un governo ombra. Mi sembra che i fatti mi stiano dando ragione. Oggi il Polo è la sede materiale in cui si confrontano tendenze ormai chiaramente opposte".