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Conferenza Movimento club Pannella
Segreteria Rinascimento - 12 ottobre 1995
LA STAMPA 30 SETTEMBRE 1995

RIPARTO CON 20 REFERENDUM

"RISCHIO LA VITA MA PER NON MORIRE".

"L'ultima sfida"

articolo di Paolo Guzzanti

pag.6

Alla fine gli occhi gli si riempiono di lacrime. E fa un terribile effetto perché lo sciopero della sete, più di quello della fame lo ha prosciugato: la voce impastata, gli occhi chiari infossati e riarsi, smagrito e invecchiato come non lo avevamo mai visto neanche durante i passati digiuni. Così ci è apparso Marco Pannella ieri, quando, alle diciotto circa, è uscito dalla sua stanzetta al terzo piano dell'ospedale San Giacomo, a pochi passi da Piazza del Popolo, ed ha accettato di incontrare noi giornalisti che bivaccavamo da alcune ore davanti alla sua porta chiusa. I medici erano entrati ed usciti diverse volte da quella camera scuotendo la testa. Il rischio è che Pannella, arrivato allo stremo, possa cadere in un sopore comatoso perdendo conoscenza perché entrato in una fase irreversibile, in una situazione senza ritorno, determinata dall'alterazione irrecuperabile del suo tessuto renale. Il blocco a qual punto sarebbe definitivo e sarebbe l'anticamera della morte. Uno dei sanitari che lo ha visto ha de

tto: "noi non possiamo fare nulla contro la sua volontà, finché è in grado di esprimerla. Potremmo intervenire autonomamente soltanto quando non potesse più avere la forza di opporsi. Ma a quel punto potrebbe essere troppo tardi, i danni che potrebbero derivargli sarebbero irreparabili. E per questo stiamo cercando di affrontare la situazione da un punto di vista etico-sanitario: stiamo decidendo se rivolgerci ad un magistrato che possa eventualmente autorizzarci ad agire anche contro la sua volontà". Di questa eventualità Marco Pannella non ha voluto parlare. Indossava una camicia beige stazzonata, sotto un maglioncino polo blu. Portava un paio di pantaloni da pigiama celesti con risvolti grigi e un paio di zoccoli bianchi da ospedale, aerati da molti buchi. Un agente in borghese e una ragazza in uniforme vigilano davanti alla sua porta e tengono a distanza i cronisti e i cameramen. L'infermiera del piano, stressata dal superlavoro determinato dai turni feroci e dalla stessa presenza dell'insigne malato, ha

avuto un malore dopo averci fatto arretrare oltre una porta a vetri e l'abbiamo vista portare via su di una sedia a rotelle. "Voi seguitate a scrivere che io sto facendo questo sciopero della fame e della sete - ha detto Pannella dopo essersi seduto su una delle piccole sedie destinate all'attesa dei parenti dei malati nel corridoio davanti all'ascensore - ma scrivete una sciocchezza: io protesto, e non smetterò di protestare, contro il furto di verità continuo che viene fatto dai mezzi di informazione i quali non informano la gente dei nostri programmi. I sondaggi parlano chiaro: se gli Italiani sapessero almeno venti milioni verrebbero ad apporre la loro firma, ma non sanno". Ha ricordato, con la voce tremante e tuttavia mantenendo una posizione eretta da vecchio soldato libertario, che la Commissione di vigilanza ha recentemente "deplorato" la Rai per l'oggettiva carenza di notizie e anzi quello che Pannella chiama "furto di verità" (si è anche preso in giro dicendo che non poteva evitare di parlare "ra

dicalese") in materia referendaria. Ha polemizzato con il Presidente della Repubblica, che ieri aveva parlato di "ricatto", chiamandolo sempre "il mio vecchio amico e collega", dicendo che dal Capo dello Stato lui si aspetta "quelle quattro parole" che certifichino che finora la manipolazione sulla verità è stata permanente, con la promessa che alla fine non prevalebunt, non prevarranno gli interessi della censura e del "furto". Parlava con toni visionari e leggermente affabulati, lo sguardo febbricitante, i ciuffi di capelli diafani più che bianchi, le mani che tremavano appena, la grandi lenti degli occhiali a montatura invisibile, leggermente appannati, un sorriso contratto in una smorfia. E febbricitando in quella affabulazione ospedaliera Pannella diceva: "il crimine non è stato interrotto neppure in questi ultimi quattro, cinque giorni e Scalfaro avrebbe il dovere di intervenire e di dirlo". Dietro la congiura del silenzio contro le sue iniziative di democrazia diretta, Pannella vede "il solito vecchi

o regime partitocratico dei ladri di verità", il quale non si limita ad occultare soltanto le iniziative che non riesce a controllare, ma che distorce, manipola, omette la verità nell'informazione giornalistica, violando ogni diritto. Pannella usa un linguaggio metaforico e ormai consolidato che fa parte di quella lingua radicalese che lui stesso sa di avere inventato e imposto all'attenzione dei media. Così, ad esempio, insiste nel dire che con il suo sciopero "sta rischiando la vita per non rischiare la morte" e parla spesso del suo malessere, della sua disidratazione, come di un concepimento nell'arsura: una fecondazione in assenza di liquidi perché meglio risalti la vena della verità, figlia - se abbiamo capito bene - della sua dolorosa e quasi suicida gestazione da donare alla società. Ripete più e più volte che la "verità" di cui parla non è quella con la "V" maiuscola, "ma l'altra quella minuscola di noi laici". Ricorda a Scalfaro di avere a lungo ragionato con lui, nel passato, della necessaria solit

udine silenziosa che dovrebbe essere l'habitus di chi abita sul colle del Quirinale: "ma visto che ormai il Presidente della repubblica parla tutti i giorni, lo pregherei di non usare più soltanto un linguaggio predicatorio e quaresimale: dovrebbe diventare tacitiano" e dire che "prosegue il regime di confisca della verità che dura da quarant'anni". A proposito delle sue condizioni di salute ha detto: "sembra che si presentino dei danni irreversibili nel mio corpo, ma sto bene dentro. Vorrà pur dire qualcosa immagino". Ha attaccato insomma i telegiornali, specialmente quelli "de 'sta Rai" che riserva ogni giorno "molti minuti di trasmissione a Massimo D'Alema" e a tutti gli altri protagonisti della vita politica e non trovano lo spazio per dare notizia "del grano accumulato dietro queste labbra secche". Che cosa farà? Riprenderà da zero la raccolta delle firme per i venti referendum ("non più diciotto, ma venti") gettando al macero le 250 mila firme raccolte finora e che, secondo i suoi calcoli basati sui so

ndaggi, "non sono niente rispetto ai venti milioni che appoggerebbero i referendum se ne avessero notizia". La nuova raccolta delle firme riprenderà dal 6 ottobre prossimo. A proposito dell'accusa di Scalfaro di usare con i danni al suo corpo l'arma del ricatto, Pannella ha detto: "Il Presidente ha usato una parola che non mi piace: non esite nessun ricatto, non ci può essere ricatto nella riaffermazione del vero. La verità non è mai ricatto. Semmai la verità serve per separare coloro che la vogliono tutelare da chi invece vuole nasconderla". A questo punto gli si sono riempiti gli occhi di lacrime e si è alzato: "Grazie, basta così." Si è alzato barcollante e a brevi passi ha raggiunto la vetrata oltre la quale gli inservienti lo hanno sorretto ed accompagnato fino alla sua stanza, piccola e separata da quella a quattro letti della corsia

 
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