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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Antonella - 12 ottobre 1995
IL CORSERA - SABATO 30 SETTEMBRE 1995
Pagina 7

OSCAR E MARCO, UN'AMICIZIA PIENA DI SPINE

Politica & Sentimenti

Non poteva bastare l'appello televisivo del presidente a indurre Marco Pannella a interrompere lo sciopero della sete intrapreso per risanare la "ferita alla verità" e insomma il silenzio dell'informazione sui suoi referendum. Prima o poi doveva succedere anche con Oscar Luigi Scalfaro. Sì, proprio con il "Pertini bianco" che Marco, a sorpresa e e contro i desiderata degli stessi democristiani, aveva lanciato nella corsa al Quirinale in quella cupa e drammatica primavera del '92. Una battaglia parlamentare scandita, e condizionata pesantemente, dai primi avvisi di garanzia dei giudici di Mani pulite e, soprattutto, dall'uccisione di Falcone.

Già, perché nella sua lunghissima militanza politica e civile l'ex leader radicale prima o poi ha finito per entrare in rotta di collisione, facendo violenza anche contro se stesso, con i suoi compagni d'avventura politica. Soprattutto se non facevano parte della sua setta laica. "Conosco bene il personaggio dagli Anni Cinquanta: lui non ha mai sopportato di essere un comprimario", ricorda spesso Eugenio Scalfari, direttore de La Repubblica e buon amico di Marco ai tempi de Il Mondo.

"Sicuramente non è Ghandi, ma Pannella resta uno dei pochi italiani seri che non hanno paura di essere presi per buffoni", dissentiva da quel giudizio cattivo Arrigo Benedetti. Ecco allora, nei giorni durissimi dello sciopero della sete, sentir ripetere contro l'uomo dei referendum la vecchia e logora scusa di protagonismo. Un ritornello che, però, non gli ha mai fatto perdere né il sonno né la voglia di combattere. Ma stavolta, a 65 anni, Pannella si gioca una pratita anche per la vita ben più drammatica di quelle affrontate dal dopoguerra in poi per far sentire la sua voce "contro tutte le ipocrisie".

Una voce spesso ricoperta e soffocata di epiteti. Se non ci fosse stata Tangentopoli con la sua lunga coda nera di veleni e di insulti, forse Pannella avrebbe conservato il record di politico italiano più ingiuriato e sbeffeggiato della prima Repubblica. A Pannella, infatti, hanno scritto e gridato di tutto: "pagliaccio", "uomo del caos", "istrione", "commediante", "giullare", "mitomane", "mestatore", "provocatore", "stampella dei potenti" e, dulcis in fundo, "somaro del Cavaliere" (titolo del Manifesto) per aver appoggiato Berlusconi nella sua breve esperienza a Palazzo Chigi. Perché tanto livore?

"Perché do fastidio ai perbenisti e ai benpensanti di ogni risma politica", replica da sempre l'ex leader radicale. Ma lui non molla mai a metà le sue battaglie. Così, quando alla vigilia di Natale del '94 l'irriducibile animatore dei Riformatori si presenta con i suoi sotto le finestre del Quirinale per sollecitare un impossibile intervento del capo dello Stato sulla Corte Costituzionale, che di lì a poco sarebbe stata chiamata a decidere sulla legittimità dei referendum, ancora una volta appare subito chiaro che l'idillio tra lui e il Pertini bianco si è incrinato. Ma non del tutto.

"Di fronte alla pochezza dei suoi nemici, a cominciare da Berlusconi che invoca le elezioni un giorno sì e l'altro no, Scalfaro resta un gigante della nostra politica", osservava Pannella prima dell'estate. Nonostante fosse convinto che il presidente della Repubblica avesse, da tempo, "sequestrato il parlamento" rifornendo di ossigeno puro un governo dei tecnici" guidato da Dini che "inquinava" la nostra democrazia. E nel lanciare quella freccia al curaro in direzione del Quirinale, Pannella sapeva benissimo di arrivare al cuore dell'uomo del Colle fino a farlo sanguinare. Già, perché l'amicizia tra i due era nata e si era sviluppata nel corso degli anni propio a Montecitorio, dentro e fuori l'aula. Il viatico di Scalfaro verso il Quirinale sono quegli otto voti dei parlamentari radicali che rompono tutti i giochi sotterranei tra i grandi partiti. Otto voti. Una scommessa. Come quella per la sopravvivenza che Pannella si sta giocando in una stanza d'ospedale.

 
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