Rispondo ad A.Depetro, che ha contenstato la mia presa di posizione sulla privatizxzazione dell'Eni. Ribadisco che il preannuncio, improvviso, del collocamento del 10/15% delle azioni del colosso pubblico entro dicembre, sembra riprendere la proposta di Scognamiglio fatta la scorsa settimana di collocare il 49% dell'Enel per evitare la manovra di fine anno. Ribadisco, i proventi delle privatizzazione devonop finire sul conto "debito accumulato" e non su quello "deficit di bilancio"; non è solo, ovviamente, una questione formale. Da qui la "foglia di fico" a coprire le inadeguatezze di una finanziaria inesistente.Staremo a vedere, certo è che le privatizzazioni andrebbero utilizzate come momento di ridefinizione della politica industriale del paese e come occasione per rivitalizzare un mercato dei capitali asfittico e oligarchico.L'enfasi poi con cui il governo ha annunciato che con la vendita dell'Eni scatterà la "golden share" all'italiana è il secondo, e ancor più grave, aspetto del "trucco": per capirci, lo Stato deciderà a chi concedere partecipazioni "rilevanti" (3%) e a chi no, e continuerà, anche con l'Eni privata al 100%, a nominare un quarto degli amministratori. Vi sembra poco?
Invito Depetro a verificare la strana coincidenza temporale tra l'annuncio di questa "vendita", salutata acriticamente da tutta la stampa nazionale, e le pagine (e doppie pagine) di pubblicità "istituzionale" dell'Eni che campeggiano su quotidiani e settimanali in questi giorni. L'Eni, si sa, da Mattei in poi ha sempre ben "investito" nelle pubbliche relazioni,.....