Il controllo quantitativo del bilancio dello Stato è problema assai
noto nel nostro Paese e non vi è dubbio che una situazione deficitaria
debordante come quella attuale abbia messo in difficoltà il
responsabile della politica economica, anche nel rassicurare i partner
europei. Questi, del resto, non sono poi così unanimamente contrari
alle decisioni prese con la legge finanziaria. Il problema però è
molto più reale di quello che parrebbe evincersi dalle dichiarazioni
di Dellavedova che in definitiva accusa il Governo di tappare un buco
nel bilancio consuntivo dello Stato con entrate di tipo straordinario
come il collocamento sul mercato di quote di capitale dell'Eni. E la
soluzione che il Governo ha programmato per uscire da questo pantano
mi pare essere, per la prima volta, tecnicamente corretta oltre che
molto chiara, anche per evitare poi, di dover ricorrere, come è già
accaduto, a bilanci straordinari o peggio segreti per dare l'illusione
che i conti sono in pareggio e che non esistono affatto anche problemi
di tesoreria: la scelta con riserva degli investitori è, quindi,
assolutamente necessaria per evitare di trovarsi con crediti fittizi e
cioè senza nessuna prospettiva di realizzazione. E' una garanzia,
quella della Golden Share su cui si gioca la sorte di tutta la
nazione, mi pare, visto che il fenomeno socio-economico del nord-est
(locomotiva dell'economia italiana) pare riscuotere ampli consensi
dagli osservatori europei (stranamente non da quelli romani) e,
maggiormente, non risente del temuto mercato dei capitali "asfittico e
oligarchico" analizzato dal tesoriere del Movimento dei Club Pannella.
A Roma le cose, forse, assumono altre dimensioni, non saprei,
conducendo ad analisi che poi tradotte nella realtà andrebbero
ridimensionate e verificate in termini reali. Certo è che a tali
operazioni, più o meno condivisibili, di riassetto della finanza
pubblica attraverso la privatizzazione graduale di quote Eni e Enel,
andrebbero aggiunti con decisioni coraggiose, come affermavano già
dieci anni or sono alcuni economisti italiani, aggiustamenti
strutturali che consentano di controllare la spesa pubblica. Ma
questo è un altro discorso che spero Benedetto Dellavedova, qualora
dovesse essere eletto in Parlamento, vorrà meglio considerare.
a.d.