Torino, 16 ottobre 1995
Illustrissimo Signor Presidente,
un computer con voce sintetica, il non volermi rassegnare, l'idea che ho della libertà (la mia può essere limitata solo dalla cecità che da vent'anni mi accompagna) e soprattutto la sicurezza di essere da Lei, Signor Presidente, compresa, mi hanno dato la forza di rivolgermi direttamente alla Sua stimatissima persona.
Mi chiamo Rita Serra, vivo a Torino e sono figlia di un minatore del Sulcis emigrato quando io ero ancora bambina, trentatrè anni fa. Persi gradualmente la vista ed imparai così a "vedere" quello che gli occhi non sempre percepiscono.
Signor Presidente, spesso è accaduto a chi soffre di trovare consolazione nella Fede della quale Lei ci dà straordinaria e costante testimonianza ma io, molto modestamente, la mia forza l'ho acquisita condividendo un altro percorso: quello del "...Non uccidere!" laico, della nonviolenza gandhiana, dell'amore per la Verità e la Libertà.
Signor Presidente, perdoni la mia sfrontatezza, ma è un nostro "comune amico", Marco Pannella, che mi ha convinta che la vera cecità (quella più dannosa) è quella dei cuori e delle menti ed è per questo che dalla mezzanotte di lunedì 16 ottobre anch'io mi unirò a lui con lo sciopero della fame perchè anch'io, nel mio piccolo, condivido gli appelli che Pannella Le ha rivolto.
Gentilissimo Presidente Scalfaro, tante volte con tanta gioia sono stata testimone, insieme a molti Italiani, dei Suoi atti istituzionali diretti al rispetto delle regole del Diritto e della Democrazia; per questo oggi confido nel fatto che Ella non abbia mai dimenticato di essere il Presidente di tutti, quindi... anche il mio.
Fiduciosa le porgo i miei migliori saluti
Rita Serra
Rita Serra
C. Vittorio Emanuele II 66
10121 Torino