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Conferenza Movimento club Pannella
Benzi Francesco - 17 ottobre 1995
APPUNTAMENTO COL VESUVIO
di Matthew Born

The European - 5 Ottobre 1995

PER LE COMUNITA' CHE VIVONO ALLE PENDICI DEL GRANDE VULCANO SULLA

BAIA DI NAPOLI, UN'ALTRA DEVASTANTE ERUZIONE E' UNA CERTEZZA.

Nell'Anno Domini 79 l'eruzione del Vesuvio trasformo' l'antica città di Pompei in una tomba per i suoi 16.000 abitanti.

"Era giorno in ogni altro luogo, ma li' era notte, la piu' buia e densa di ogni altra notte" scrisse l'autore romano Plinio il Giovane, testimone dell'evento sulla Baia di Napoli.

Il giorno si fara' di nuovo notte su Pompei, i vulcanologi non hanno dubbi. Ma quando avverra', il Governo italiano sara' pronto, dicono gli amministratori. La causa di questo ottimismo e' l'approvazione imminente da parte della prefettura di Napoli di un piano di emergenza per affrontare una delle piu' grandi evacuazioni della storia in tempo di pace: lo spostamento di piu' di mezzo milione di persone che vivono all'ombra del vulcano se, o meglio quando avverrà la prossima eruzione.

Gli scienziati che passano la loro vita a sorvegliare il Vesuvio concordano che una nuova eruzione e' una certezza.. Per piu' di 300 anni il Vesuvio si e' riacceso ogni 7 anni. Poi nel 1944 si è fermato. Puo' essere fra un mese o fra 100 anni, ma secondo gli scienziati l'Italia ha un "appuntamento col Vesuvio ".

Prima sarebbe meglio che poi, dice il Prof. Franco Barbieri, uno dei piu' eminenti vulcanologi del paese, recentemente nominato sottosegretario alla Protezione Civile. "Piu' lungo sara' l'attuale momento di quiete, piu' violenta e pericolosa l'eruzione conseguente" dice Barbieri, architetto del piano di evacuazione del governo centrale. "Se avverra' nei prossimi 20 anni pensiamo che la massima esplosione generera' fra 0,1 e 0,2 chilometri cubi di magma, pari all'eruzione del monte S.Elena (nello stato di Washington nel 1980)".

Una tale eruzione sarebbe relativamente piccola in termini vulcanici. Ma il problema del Vesuvio e' il suo hinterland densamente popolato. "Per cominciare l'eruzione sarebbe drammatica, ma non veramente pericolosa" dice Barbieri "Una colonna di cenere, roccia bollente e gas si accumulerebbe verso l'alto come un enorme fungo alto 20 km. Questo potrebbe durare per mesi, ma senza porre serie minacce."

Alla fine pero' la colonna diverrebbe troppo alta, collassando sotto il suo peso come una fontana d'acqua quando è liberata da un tappo. Allora una nube di gas addensata da piccoli frammenti di materiale vulcanico bollente scorrerebbe dalle pendici del vulcano come una valanga veloce.

Questa enorme nube, nota come "flusso piroclastico", distruggerebbe ogni vita sul suo percorso. "In 5 minuti l'intero fianco del vulcano fino al Mediterraneo sara' devastato. Alberi, case ed esseri viventi sarebbero spazzati via" dice Barbieri.

Simulazioni al computer mostrano che almeno 600.000 persone dovranno essere allontanate dalla zona a rischio. Secondo l'ambizioso piano predisposto dalla Difesa Civile i residenti di 18 comunita' attorno al Vesuvio saranno trasferiti in tutta la nazione, per lo piu' aree turistiche con molti alberghi.

Per mantenere unite le comunita' il piano prevede un gemellaggio tra le localita' del Vesuvio le citta' italiane in cui gli abitanti saranno trasferiti. Ogni distretto sara' attribuito a una regione. Cosi' ad es. i residenti della moderna Pompei saranno trasferiti in una citta' della Toscana.

I capi famiglia potranno portare un'auto nella localita' di destinazione. Donne, vecchi e bambini saranno trasportati con mezzi pubblici. "Ogni famiglia sapra' dove andare e dove riunirsi" dice Elvezio Galanti, geologo della Protezione Civile e fermo sostenitore del piano. "E' necessario, perche' sarebbe assurdo mettere in tenda 600.000 persone."

Il Governo stima che occorreranno 7 giorni per completare l'evacuazione. Dare il via al momento giusto e' la parte piu' delicata, ammette Barbieri. Ma ha fiducia che gli scienziati sapranno avvertire per tempo. I documenti storici mostrano che i contadini che vivevano intorno al vulcano, sentirono sommovimenti e notarono variazioni geologiche per 2 settimane prima dell'ultima eruzione del 1631. Barbieri non vede ragioni per pensare che la prossima volta non avvenga nello stesso modo.Inoltre attualmente il Vesuvio e' dotato di alcuni tra i piu' sofisticati strumenti di monitoraggio nel mondo. "Sono certo che non potra' esplodere senza aver dato sostanziali preavvisi".

Non tutti condividono la sua fiducia. Tra i principali critici del piano del Governo e' il Prof. Flavio Dobran, un altro eminente vulcanologo. Secondo lui l'ipotesi che l'ordine di evacuazione possa essere dato in tempo e' discutibile. "Il Vesuvio puo' dare segni di attivita' per settimane, ma questi non possono essere identificati chiaramente come segno dell'eruzione fino a 2 giorni prima" dice Dobran.

"La evacuazione completa verra' a costare milioni di dollari e nessuno vuole dare un falso allarme. Se si evacua troppo presto cosa faranno queste persone per mesi?"

Dobran mette in dubbio anche il tempo totale per l'evacuazione completa. Completare l'evacuazione in una settimana significa spostare 2000 persone ogni mezzora. E' un conto se il traffico filasse liscio, ma ora come ora anche un temporale puo' bloccare tutta l'area."

"Provate a immaginare cosa accadra' quando le infrastrutture saranno distrutte, la terra comincia a tremare e la gente e' presa dal panico. Questi numeri sono assolutamente non credibili."

In ogni caso dubita che il governo conosca quale sara' l'area interessata e possa stabilire esattamente quanta gente deve essere evacuata. Dice Dobran: "La premessa del piano e' che l'eruzione debba replicare quella del 1631. Ma i fenomeni naturali sono imprevedibili. Si puo' stabilire la probabilita' di un evento, ma tutto potrebbe accadere. L'eruzione potrebbe spaccare l'intera montagna.

La critica non sembra colpire Barbieri. Quali che siano i difetti del piano e' fondamentale che il governo ne abbia uno. La spiegazione e' semplice: e' compito dello stato proteggere i suoi cittadini e prendere tutte le precauzioni necessarie per minimizzare il rischio.

Adempiere a questo dovere comunque sara' una lotta strenua. A giudicare dalla velocita' con cui nuove case continuano a sorgere sul fianco del vulcano, i residenti locali sembrano essere poco preoccupati del fatto di vivere su una bomba a orologeria. Guido Ventura, geologo all'Osservatorio del Vesuvio dice: "La gente deve capire che vivere li' e' da pazzi."

Vecchie superstizioni sopravvivono "Un sacco di persone pensa che anche solo parlare di eruzione possa svegliare il vulcano" dice Barbieri.

Nel tentativo di vincere questi timori il governo si prepara a lanciare la prima parte di un piano di educazione di massa. Con l'inizio dell'anno accademico tutti i ragazzi delle medie inferiori riceveranno un opuscolo che illustra i punti dell'evacuazione e vedranno cassette che illustrano i pericoli posti dal Vesuvio . "L'obbiettivo e' di utilizzare i ragazzi per stimolare la discussione nelle famiglie su questo tema diffondendo l'informazione" dice Barbieri "Ma naturalmente e' solo il primo passo in una lunga strada all'educazione".

Anche qui Dobran e' scettico. Dopo aver passato 2 mesi a sondare la comunita' locale, egli crede che Roma sia stata troppo facilona nel suo approccio. "Gli italiani hanno grande sfiducia nelle istituzioni che promettono e non mantengono. Nessuno ha tentato di coinvolgere la gente locale. Non lo si fa partendo da Roma. La gente deve affrontare i propri problemi."

E prosegue: "Quello che Roma sembra non capire e' che l'eruzione del Vesuvio non e' piu' solo un problema geologico." Mentre il dibattito prosegue nelle aule universitarie e nei corridoi del potere, i residenti intorno al Vesuvio devono rassegnarsi all'idea che, a differenza della maggior parte degli altri, devono aspettarsi 3 certezze nella vita: la morte, le tasse e l'eruzione del Vesuvio .

La sola speranza e' che in quel momento avranno pagato abbastanza della seconda certezza per evitare la prima.

(Trad. Francesco Benzi)

 
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