Paradossale e di cattivo gusto la lettura fatta oggi in radio da
Raffaella Fiori e Rita Bernardini dei nomi e delle professioni, oltre
all'età, di coloro che aderiscono al digiuno, a questo punto di dubbia
valenza nonviolenta, bensì categoriale. La cosa ancor più ridicola è
quella di vedere nascere nuove professioni come quella del
"consigliere di circoscrizione", quando invece si tratta di un medico
o magari di un commercialista o ancor meglio di un disoccupato. Così
non si da valenza politica al digiuno di queste persone e neppure si
può pensare, in questo modo, di dare maggiore visibilità
all'iniziativa. Mi pare evidente che nel momento in cui ci si accinge
a compiere una forma di lotta politica, ciò che conta, non è l'età di
una persona, ne tantomeno la professione che questa svolge,
soprattutto per l'interlocutore a cui si rivolge l'iniziativa. Mi
rendo conto che è prassi ormai comune in uno stato di polizia dove si
è tutti in "libertà provvisoria", schedare le persone per qualità
spurie, rilevanti per un database elettronico, ma poco meritori per la
valenza che l'azione di digiuno dovrebbe avere.
La grandezza del fascismo si vede proprio nel fatto che ancora oggi
l'identità dei cittadini è valutata sulla base delle categorie
sociali, come se gli individui non avessero uguali diritti in quanto
cittadini ma avessero più o meno diritti e riconoscibilità a seconda
delle loro professioni. Il digiuno politico, a mio avviso, dovrebbe
prescindere da questi archetipi di antica memoria, in quanto esso
dovrebbe unire nella lotta politica e non consentire distinzioni fatte
con viltà per mettere vestitini categoriali che nell'ascoltatore della
radio generano riflessi discriminatori. Non aderisco a questa
iniziativa poichè intellettualmente il digiuno, mio malgrado, è
gestito dai responsabili in modo violento attraverso le informazioni
che vengono date, togliendo il ruolo prevalentemente politico dei
digiunatori per sostituirlo con quello della categoria; mi dispiace.
P.S. Si potrebbe immaginare un disabile che nel digiuno viene
espropriato della propria valenza politica, definendolo pensionato in
quanto entra a far parte della categoria "handicappato". Ribellarsi a
tutto questo significa considerare se medesimi protagonisti del
proprio digiuno rifiutando le etichette violente che ti definiscono
"oltre" alla azione nonviolenta in se e che generalmente limitano la
propria identità di nonviolento all'interno di un'azione politica.